Ad Altavilla Milicia, nel palermitano, un uomo di 54 anni ha ucciso la moglie occultandone il cadavere e, nei giorni successivi, ha strangolato due figli di 5 e 16 anni, lasciando in vita solo una terza figlia diciassettenne. L’uomo, 36 ore dopo l’ultimo omicidio, ha chiamato i Carabinieri, confessando i delitti con parole confuse ma sufficienti a rivelare l’orrore.
La vicenda ha richiamato l’attenzione dei media, che hanno dedicato ampio spazio ai fatti. Anche perché, dietro al gesto, si profila con chiarezza una matrice particolarmente inquietante: l’uomo – dettaglia tra gli altri il Corriere – avrebbe ucciso i tre familiari “in preda a un delirio religioso” mirato a “liberare la casa da Satana”.
In passato l’uomo aveva frequentato una chiesa evangelica del paese, salvo poi allontanarsene per continuare in proprio il percorso spirituale, tra riunioni in casa, gruppi social e la sequela di personaggi carismatici già finiti nel mirino per le loro posizioni estreme e controverse.
Da tutto questo prende le distanze il pastore della chiesa evangelica locale: «Noi crediamo nella parola di Dio, predichiamo la salvezza e l’amore, condanniamo la violenza. Quello che è accaduto è lontano mille miglia dal nostro credo», ha dichiarato al Corriere. In paese c’è incredulità nei confronti di una persona che, al di là delle proprie convinzioni religiose, viene descritta come “una persona tranquilla”; sul fronte delle indagini, «ovviamente senza confondere una mentalità nevrotica con intere comunità religiose, gli inquirenti cercano di capire se dietro il movente del massacro possa celarsi la pratica di una setta».
Diverse denominazioni evangeliche hanno espresso il loro cordoglio per le vittime e la condanna nei confronti di un approccio alla spiritualità che non ha nulla in comune con la condotta evangelica.
Sul fronte mediatico centinaia di articoli su giornali e testate online, oltre a decine di servizi nei principali telegiornali, hanno coperto la vicenda; nonostante l’argomento non fosse facile da trattare, considerando l’intreccio tra un fatto di sangue e una confessione religiosa poco nota agli italiani, almeno sulle testate principali si è riscontrato un trattamento ragionevolmente rispettoso.
I giornali non hanno mai ipotizzato che l’agghiacciante rito di liberazione e il movimento evangelico fossero nemmeno lontanamente collegati tra loro; hanno riferito ovviamente sui precedenti rapporti tra l’uomo e una chiesa evangelica (senza peraltro indulgere in riferimenti denominazionali né topografici), ma hanno sempre riportato in evidenza il suo allontanamento da quella comunità. Su qualche testata, poi, è stato concesso spazio anche a un pastore della località, le cui dichiarazioni sono state riportate in termini più che sobri e senza trarre conclusioni inappropriate.
Naturalmente, nel quadro generale, era inevitabile trovare cronache riportate con sbavature e confusione; tuttavia, anche in seguito al confronto della nostra redazione con alcuni dei commentatori che, in questi giorni, hanno denunciato articoli critici nei confronti del movimento evangelico, l’impressione è che si sia trattato di singoli episodi rispetto a una tendenza fondamentalmente rispettosa e ben lontana da qualunque forma di accanimento mediatico.
foto: pressreader.com