Ok al battesimo in carcere per un ex camorrista

By 18 Giugno 2024Dall'Italia, Focus

In passato era un delinquente che terrorizzava la città, ora attende il battesimo che sigillerà la sua conversione: il Giornale di Sicilia racconta la storia di un ex camorrista – un trentaquattrenne identificato come “figlio e nipote di boss della camorra” – che in carcere «ha cambiato completamente vita, tanto che si battezzerà con il rito dell’immersione, così come prevede la fede cristiana evangelica che ha abbracciato in cella». Tanto che, se in passato “era il terrore di commercianti e ambulanti”, ora «nel corso delle sue giornate… prega, legge la Bibbia, segue la messa [sic] e trascorre diverse ore dedicandosi alla lettura delle Sacre Scritture e alla preghiera».

A mancargli è il battesimo, che se per una persona libera è piuttosto semplice da ricevere, per un carcerato richiede diversi adempimenti formali.

Inizialmente, attraverso il suo avvocato, «aveva inoltrato la domanda per partecipare lo scorso 2 giugno alla celebrazione del battesimo in acqua in una comunità palermitana, ma il permesso di alcune ore, che gli avrebbe consentito di ricevere il sacramento assieme ad altri fedeli, non era arrivato»: il magistrato di sorveglianza aveva obiettato che «il battesimo per immersione non fosse l’unica modalità ammessa dalla comunità evangelica», aggiungendo che «la cerimonia religiosa si sarebbe potuta tenere tranquillamente all’interno del carcere predisponendo quanto necessario».

Sulla prima questione è lo stesso giornale a obiettare, ricordando che «il rito cristiano evangelico prevede espressamente che il battesimo avvenga per immersione totale, mediante l’utilizzo di una vasca o piscina gonfiabile, e non per aspersione sulla testa come per i cattolici». Da parte nostra possiamo aggiungere che il parere del magistrato, qualora fosse stato riportato in maniera autentica, si concede ampi margini interpretativi (viene da chiedersi se un giudice può decidere su formule o riti religiosi in base alla propria conoscenza della materia). Sul piano pratico, invece, l’avvocato dell’uomo si è attivato insieme al pastore di riferimento, che si è detto disponibile a portare dentro le mura del carcere la propria piscina gonfiabile; a quel punto il direttore della casa circondariale «ha concesso l’autorizzazione per organizzare la liturgia in base alle norme della chiesa evangelica».

Del resto, come ha ricordato l’avvocato dell’uomo, non solo la Costituzione tutela la libertà religiosa, ma lo stesso «regolamento penitenziario dispone addirittura che nella cartella personale di chi è ristretto venga indicata la religione di appartenenza per garantire che si possa godere anche all’interno dell’istituto penitenziario del diritto di manifestare e praticare il proprio culto, anche nell’ottica del loro reinserimento sociale».

foto: palermo.gds.it

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