Francesco Merlo, battagliero come sempre, critica su Repubblica “la giustiziera di Viareggio”, ossia la donna che ha investito uno scippatore con il suo suv per recuperare il maltolto; se la prende con la donna ma anche con chi la giustifica, politici e media che «hanno identificato l’assassina con l’Italia “per bene” spaventata e arrabbiata e l’assassinato con gli immigrati per male, gli odiati clandestini».
Ovviamente, rileva Merlo, «non si può ragionare per categorie: gli immigrati non sono tutti responsabili dello scippo e della rapina commessi da quel singolo immigrato, da Said», che a propria volta «è stato ucciso da una persona e non da una classe sociale». Semmai «è il razzismo a pretendere che nell’immigrazione non si distinguano le persone, ma le si percepiscano come una massa indistinta, senza differenza, direbbe San Paolo, tra “vasi d’ira” e “vasi di misericordia”, tra buoni e cattivi, tra innocenti e colpevoli».
Com’è giusto, conclude Merlo, la donna pagherà quindi «per l’omicidio volontario che ha stroncato una singola vita». Che “non è uguale a nessun’altra vita” anche se le rappresenta tutte.
foto: repubblica.it