Una riflessione sulla vita rivolta a chi rimane: Sammy Basso si è voluto congedare così da familiari, amici, conoscenti e idealmente da tutti coloro che lo hanno seguito in questi anni e hanno simpatizzato – era difficile non farlo – con la sua vicenda. Sammy, 28 anni, era affetto da un morbo rarissimo, la progeria, che porta a un invecchiamento precoce. Eppure Sammy ha sempre vissuto la sua condizione con una leggerezza fuori dal comune, accompagnandola con una simpatia capace di sdrammatizzare ogni situazione con una battuta o una gag (un esempio tra i tanti, la sua presenza sul palco di Sanremo nel 2015).
Non avrebbe pensato di vivere così a lungo, Sammy – non si ricordano persone affette da progeria il cui fisico abbia resistito quasi trent’anni – ma da tempo si era preparato all’inevitabile congedo. E lo ha fatto con la classe che lo contraddistingueva, lasciando una lettera (il testo integrale è qui) per coloro che avrebbero partecipato alle sue esequie. Una lettera consapevole della gravità del momento, ma nel contempo piena di gioia e di una speranza che, sottolinea in più occasioni, è frutto della fede.
«Ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente», riconosce Basso. «In molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia», mette le mani avanti. «Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio».
Sammy confessa di aver combattuto la tentazione, egoistica, di venire ricordato dai posteri, “il più stupido desiderio che si possa avere” perché «la gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio».
Nella vita, prosegue, non è solo questione di ottimismo o pessimismo: «Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questa a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani».
Ma è sulla morte che le parole di Basso si fanno più intense. «La morte… ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!», esclama. Ma non solo. «Per un cristiano però la morte è anche altro. Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto. E da cristiano ho affrontato la morte».
Il concetto è chiaro: «Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile. Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non Lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana».
Basso lancia un invito a chi ascolta: «Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire… E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio».
Vita, morte, accettazione, impegno, speranza, fede, servizio, rapporto con Dio: nelle parole di Basso si riconosce un approccio cattolico, certo, ma prima di tutto si staglia la genuinità di un cristiano che, con semplicità, testimonia un animo profondamente pervaso da Dio. Tanto da dedicargli le sue ultime parole.
foto: avvenire.it