Genitorialità, diritti e legge, il nodo resta

By 4 Giugno 2025Dall'Italia

In un Paese dove le nascite sono ai minimi storici, le contese sui figli rimangono al centro dell’attenzione su tutti i fronti: dall’utero in affitto all’affido, dall’adozione al ruolo del partner-non genitore, la cronaca e la letteratura testimoniano quanto sia complesso l’inquadramento del rapporto genitori-figli in un contesto sociale ad assetto variabile.

Anche la Corte costituzionale dà periodicamente il suo contributo alla discussione: stavolta si è concentrata sul caso di una donna che ha partorito dopo essersi sottoposta a fecondazione eterologa e sui diritti anagrafici della sua compagna nei confronti del nuovo nato. La Corte ha sancito che in situazioni simili – la fecondazione eterologa effettuata in un Paese in cui è legale – al bambino potranno venire automaticamente attribuite due madri. Prevedibili le reazioni di tripudio sul fronte progressista (Elly Schlein esulta per la fine della discriminazione) e i peana sul versante conservatore che invoca il rispetto dei fondamenti biologici (così la ministra Roccella).

Se la sentenza chiude alcune questioni, evitando che la compagna della madre debba ottenere ulteriori autorizzazioni per seguire i figli nelle varie incombenze, dall’altro lato viene da chiedersi se sia giusto escludere a priori l’altro genitore biologico, a meno di non voler ribaltare il principio anagrafico (o antropologico, per dirlo con Mariastella Gelmini) della bigenitorialità.

«Una sentenza giusta, ma mal interpretata», riflette Augusto Barbera, presidente emerito della Corte costituzionale, che invita a “smetterla con la propaganda”. Premesso che la legge sulla fecondazione assistita andrebbe riscritta “con spirito bipartisan”, Barbera sottolinea che la sentenza in questione è stata travisata “per un verso dai cosiddetti progressisti e per l’altro dai cosiddetti tradizionalisti”. La Corte infatti «non ha legittimato un “diritto alla genitorialità” in ogni tipo di rapporto. Ha analizzato solo il diritto dei bimbi già nati»; non è stato quindi «legittimato nemmeno un “diritto a procreare comunque”. Rimane un illecito… il ricorso alla fecondazione eterologa».

Anzi, aggiunge Barbera, già in precedenti occasioni «la Corte ha scritto che la maternità surrogata “offende in modo intollerabile la dignità delle donne”», perché «l’utero non è un semplice incubatore, bensì un raffinato strumento di comunicazione che costituisce un legame indissolubile fra gestante e feto». D’altro canto, però, «non si può disconoscere il diritto dei minori all’inserimento in una comunità di affetti».

Insomma, la Corte tenta di trovare il punto di equilibrio in assenza di una legge organica che, viste le posizioni di partenza agli antipodi, sembra ben lontana dall’arrivare.

foto: corriere.it

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