Leone, il peso di un nome

By 23 Maggio 2025Dall'Italia, Focus

«Sibi nomen imposuit Leonem XIV», ha scandito il protodiacono dalla loggia della benedizione, annunciando l’elezione del nuovo papa. Un nome che ha spiazzato e, forse, affascinato per la sua originalità. Però si sa che, Oltretevere, nulla è a caso. Il veneto Albino Luciani decise di chiamarsi Giovanni Paolo in onore dei suoi due immediati predecessori (oltre che, si suppone, dei due apostoli), Joseph Ratzinger scelse Benedetto, la cui regola monastica contribuì a dare all’Europa una prospettiva cristiana (ma, alla sua elezione, subito la memoria andò anche al papa che si opponeva alla “inutile strage” della Grande Guerra); Jorge Mario Bergoglio optò per Francesco come segnale della sua vicinanza agli ultimi.

Agostino Paravicini Bagliani su Repubblica si è preso l’impegno di dare un’occhiata ai tredici pontefici che hanno preceduto Robert Francis Prevost nella scelta di chiamarsi Leone, in quanto possono forse, almeno in parte, dare qualche indizio sul papato che sarà. In questa diversa rilettura tematica, inevitabilmente trasversale, della storia.

Per Prevost si è subito notato che chi lo aveva preceduto nella scelta, a fine Ottocento, fu il papa dell’enciclica Rerum Novarum, che «offrì al mondo cattolico un’inedita e in larga misura inattesa prospettiva di dialogo con lo Stato liberale e con la società borghese e con il socialismo nascente»: un buon viatico per un tempo come il nostro, in cui si fondono questioni sociali, politiche e tecnologiche di prima grandezza.

Tornando indietro nel tempo, il primo Leone – noto anche come Leone Magno – è rimasto nella storia «per i suoi interventi nelle controversie cristologiche del V secolo», spiega Paravicini Bagliani, ma anche per aver fermato – così vuole la tradizione – le truppe di Attila; Leone IX, alsaziano, nell’XI secolo diede invece corpo alla Riforma gregoriana, che incise sulla struttura della chiesa cattolica dell’epoca; ma è su papa Leone X, fiorentino, che si è concentrata la curiosità degli osservatori, in quanto è «il papa che ha scomunicato Martin Lutero (1483-1546) con la bolla Decet romanum pontificem promulgata il 3 gennaio 1521. Il papa aveva dapprima emanato la bolla Exsurge Domine, con la quale dava a Lutero sessanta giorni di tempo per ritrattare, pena la scomunica. Per tutta risposta Lutero, il 10 dicembre 1520, diede pubblicamente fuoco a volumi di diritto canonico, nonché alla stessa bolla papale». Ironia della sorte, chiosa, «anche Martin Lutero è stato un religioso membro dell’ordine agostiniano [proprio come Prevost, ndr] prima di prendere polemicamente le distanze da Roma».

Comprensione della realtà, riforma della chiesa, condanna dell’eterodossia: con il tempo scopriremo a quale di questi risvolti ha pensato Prevost nello scegliere un nome dalla storia così impegnativa.

foto: repubblica.it

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