Georgia testa a testa tra due evangelici

By 22 Novembre 2022Esteri, Focus

Stavolta non sarà la Georgia a decidere le sorti politiche dell’America. Le elezioni di medio termine andate in scena martedì 8 novembre hanno dato due responsi: il primo riguarda i repubblicani, il cui ritorno in grande stile è stato ampiamente arginato mandando Donald Trump su tutte le furie e rimettendo in discussione le prossime elezioni presidenziali del 2024. Il secondo responso riguarda gli equilibri politici: se alla Camera i repubblicani hanno vinto ma non stravinto, al Senato la situazione è rimasta a lungo in perfetto equilibrio. A fare la differenza quindi avrebbe potuto essere, per l’ennesima volta, lo Stato della Georgia, dove – in virtù di una legge elettorale che richiede al vincitore di raggiungere la maggioranza assoluta – si andrà al ballottaggio tra due candidati che, fin qui, non si sono risparmiati critiche e colpi bassi.

Alla fine i democratici, grazie a una inattesa vittoria in Nevada, si sono assicurati la maggioranza al Senato già prima di sottoporsi al responso di gennaio, ma la sfida che va in scena in Georgia è comunque degna di nota, a partire dal fatto che i due candidati hanno entrambi a che fare con l’ambiente evangelico. Sul fronte democratico c’è Raphael Warnock, pastore della Ebenezer baptist church di Atlanta, mentre portabandiera dei repubblicani è l’ex campione di football americano Herschel Walker, trumpiano di ferro, che pastore non è, ma incoraggia i suoi sostenitori e chiede «anche lui assistenza al Signore, con quel linguaggio da predicatore infarcito di citazioni bibliche che ha caratterizzato la sua intera campagna».

Su entrambi i fronti, riferisce Anna Lombardi su Repubblica, la religione è stata usata «a mo’ di manganello. Con il “cristiano rinato” Walker a picchiar duro sul pastore, chiamandolo “diabolico bugiardo, marxista, lupo vestito da pecora”. Ben sapendo di attirarsi così il gradimento degli evangelici bianchi cui ha costantemente fatto appello coi suoi toni da peccatore redento (“la gloria di Dio ha lavato via i miei peccati, così sono nato di nuovo”) liberandoli pure da ogni senso di colpa razziale» e ottenendo in questo modo il consenso dell’80 per cento degli evangelici, “fetta consistente dell’elettorato bianco e conservatore locale”.

Walker è stato duro, ma nemmeno Warnock – che si descrive come “un pastore prestato al Senato” – è stato da meno: «“Impossibile credere alla redenzione di chi non confessa nemmeno di aver peccato”, ha detto, riferendosi alle due ex del rivale, oggi antiabortista convinto, che lo hanno accusato di averle pagate per interrompere le rispettive gravidanze».

Insomma, il prossimo 6 dicembre si prevede, rileva Repubblica, un confronto tra due visioni della fede: «Quella del cristianesimo riformato e ispirato alla giustizia sociale predicata da Martin Luther King. E quella attenta alla morale individuale più che alla responsabilità collettiva dei “nati di nuovo”, zoccolo duro dei fedelissimi di Trump».

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