Forse non sarà un nuovo giudizio di Salomone, come lo ha definito il Corriere, ma il caso che fa discutere Israele è sicuramente degno di nota, e non solo per i suoi risvolti pratici. Stavolta di fronte al tribunale non ci sono due donne ma una coppia che, a inizio anno, ha seguito un percorso di fecondazione in vitro e successivo impianto. Una pratica ormai comune – e garantita, in Israele, a qualunque donna tra i 18 e i 45 anni – ma funestata in seguito da una scoperta: successivi esami clinici, svolti quando ormai la donna si approssimava al parto, hanno rivelato che il dna del bambino non è compatibile né con il suo, né con quello del marito. Quindi, di fatto, i genitori biologici non potevano essere loro: un errore tecnico, un fatale scambio di provette che ha aggirato protocolli e controlli e che, per ora, nessuno è riuscito a spiegare.
La donna, alla luce di questo clamoroso sviluppo, ha deciso di tenere comunque il nascituro, scoprendo che però non è così scontato: non trattandosi di un figlio realmente suo, la vicenda assume i contorni di una maternità surrogata, e gli eventuali genitori biologici – qualora si facessero vivi e rivendicassero quel figlio – creerebbero un caso per niente semplice da risolvere, dove si incrocia il diritto di una donna che porta a termine la gravidanza in perfetta buona fede, una coppia che si è sottoposta al trattamento nella speranza di un figlio vedendosi sottrarre poi per errore il futuro figlio e, non ultimo, la situazione paradossale di un bambino che si troverebbe sospeso tra il venire portato via a chi lo ha portato in grembo per nove mesi e il venire strappato alle proprie radici biologiche.
La vicenda «costringerà il sistema legale a confrontarsi sulla definizione di genitorialità», rileva un esperto citato dal quotidiano Yedioth Ahronoth e rilanciato dal Corriere. «È il termine madre una questione di biologia? E che cosa risulta più importante: il legame genetico o i parametri fisiologici?». Chissà che cosa ne direbbe il re Salomone e con quale trovata si tirerebbe fuori dall’impasse.
foto: corriere.it
