Evangelici e Casa Bianca, il peso dei vice

By 29 Ottobre 2024Esteri, Focus

La corsa alla Casa Bianca è arrivata alle battute conclusive e tutto è ancora possibile. È il momento in cui i due candidati provano a smussare gli spigoli delle posizioni più spinose (Trump sull’aborto, Harris sulle armi) per conquistare la simpatia di fasce di elettorato non esattamente contigue alle loro rispettive politiche.

In questo quadro uno tra bacini più appetibili rimane l’elettorato evangelico, che peraltro in quest’ultima tornata pare rassegnato a seguire il suggerimento montanelliano di votare il male minore – qualunque sia – turandosi il naso: né Trump né Harris sembrano in linea con i valori tradizionali cristiani dell’America più profonda (ma neanche, a dirla tutta, di quella più superficiale).

Forse gli spunti migliori su questo fronte sono arrivati, semmai, dai due candidati alla vicepresidenza. Che non a caso vengono scelti, di solito, per puntellare i limiti del candidato presidente nei confronti di bacini elettorali diversi. È così che, per fare un solo esempio, all’epoca un candidato giovane e di colore come Barack Obama ha scelto un vice bianco e politicamente navigato come Joe Biden.

Sul fronte dei vice, l’anziano Trump ha scelto il rampante senatore J. D. Vance, classe 1984, già suo fiero oppositore e, in seguito, granitico sostenitore delle sue posizioni. Vance, laureato in legge, ha trascorso un’infanzia difficile nella provincia americana degradata, di cui ha raccontato i disagi esistenziali nel suo libro più noto, Hillbilly Elegy; passati i trent’anni, hanno raccontato i media, Vance ha vissuto una conversione al cattolicesimo che nel 2019 lo ha portato a ricevere il battesimo. Negli ultimi tempi gli osservatori hanno fatto notare nel pensiero di Vance un cambio di registro, un nuovo approccio postliberale provocato dalle influenze degli intellettuali cattolici americani.

In campagna elettorale Vance inizialmente ha usato toni forti, descrivendo Harris come “la più grande minaccia alla libertà religiosa”, tema ribadito negli ultimi giorni dallo stesso Trump; poi, per superare l’immagine da estremista che ha costruito negli anni (scomoda, in questo frangente), Vance si è presentato giorno dopo giorno sempre più affabile.

Sull’altro fronte c’è Tim Walz, governatore del Minnesota: se Harris è cresciuta in un crogiolo multireligioso che accosta induismo e battismo, Waltz invece è luterano. Luterano e riservato, se è vero che ha scelto di tenere la propria fede per sé: «da bravi luterani del Minnesota», ha spiegato una volta, «abbiamo una regola: se facciamo qualcosa di buono e lo sbandieriamo, non conta più. Quindi bisogna convincere qualcun altro a parlare di te».

foto: nytimes.com

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