Lo scrittore Paolo Giordano in queste settimane sta curando per il Corriere una rubrica dagli Stati Uniti, dove verosimilmente si è recato per seguire i primi passi della campagna presidenziale. Tra i vari luoghi visitati da Giordano c’è anche una chiesa evangelica, la Trinity United Church di Chicago, «la chiesa della famiglia Obama prima che l’allora candidato presidente decidesse di allontanarsene», spiega.
Nel corso del culto domenicale, riferisce, «siamo solo tre bianchi. Chi, come noi, si trova nel “santuario” per la prima volta viene invitato ad alzarsi per ricevere il benvenuto dei vicini». Quello che sorprende Giordano non sono “i gospel né i megaschermi” ma il fatto che «non esiste nulla, assolutamente nulla del mondo fuori che non sia accolto nel santuario questa mattina: la pallacanestro e lo Spirito Santo – Amen! -, Martin Luther King e i benefici cardiovascolari del cioccolato fondente – Amen! -, i defunti della comunità, il rap e i milioni di schiavi deportati dall’Africa al Nordamerica – Amen» e perfino il firmacopie del predicatore ospite.
Si parla di tutto e soprattutto di politica, «senza tentativi ipocriti di equidistanza, senza le ridicole astrazioni delle nostre omelie», commenta. Il predicatore, sostiene la candidata dem interpretando a modo suo il passo di Marco 9, 38-40 (“chi non è contro di noi è per noi”). «Kamala, dice, non sarà perfetta forse, ma è perfetta per noi. L’assemblea applaude adesso, è in visibilio. Il reverendo predica a dei convertiti, certo… ma il problema è l’astensionismo. Perciò, nel congedarci, ribadisce il messaggio: Andate in pace e votate! Amen».
foto: corriere.it