Le Olimpiadi di Parigi sono partite con un tentativo non troppo riuscito di grandeur: per la prima volta la Cerimonia di apertura non si è consumata in uno stadio ma lungo la Senna, percorsa da battelli e motoscafi che ospitavano gli atleti ma non davano loro l’attenzione dovuta, alternando i passaggi con un tripudio di eccellenze francesi, da Vuitton ai Minions, in un tourbillon che, stando ai commenti, si è ridotto a un’accozzaglia poco convincente di parole chiave slegate tra loro («un allestimento a metà tra Fantastico e Giochi senza frontiere», sintetizza ironico Maurizio Crosetti su Repubblica). A collegare le varie parti, un tedoforo mascherato che girava per i tetti e i palazzi di Parigi per poi cedere il passo a Zinedine Zidane e via via a una pletora di personaggi fino al momento clou dell’accensione del braciere-mongolfiera.
L’impressione generale è che si sia voluto porre un forte accento sul tema dell’inclusività ma che, alla fine, la cerimonia abbia rischiato di ridursi a una fiera di eccessi, anche di cattivo gusto: difficile, anche volendo, non notare la parodia dell’Ultima cena interpretata da personaggi queer seduti dietro alla pedana di una sfilata di moda su cui, poco dopo, avrebbe sfilato un campionario umano di uomini barbuti con i tacchi e femme fatale fasciate nel tricolore francese. E, per la cronaca, non è stata solo l’impressione di “alcuni esponenti dell’estrema destra”, come tenta di minimizzare Repubblica: tempo qualche ora e perfino un leader della sinistra radicale, Mélenchon, si è chiesto «perché rischiare di ferire i credenti?».
Gli organizzatori, visto il polverone sollevato, si sono giocati la carta dell’equivoco: l’immagine rappresentata non era il Cenacolo ma un piuttosto convivio dionisiaco; Thomas Jolly, direttore artistico della cerimonia, ha provato invece a lanciare la palla della polemica in tribuna: «In Francia abbiamo il diritto… di credere e di non credere».
Tornando alla cerimonia nel suo insieme, un perplesso Enrico Mentana ha proposto un confronto con l’apertura delle Olimpiadi di Londra 2012 una serata che seppe offrire un compendio di storia, arte, cultura senza trascurare l’aspetto sportivo. Un racconto forse meno laico ma più intenso, punteggiato da eccellenze ed esperienze.
E se Parigi la ricorderemo – forse nemmeno per molto – per la laicité, di Londra rimane ancora impressa nella memoria Emeli Sandé che intona una toccante versione a cappella di una confessionale, e allo stesso tempo universale, Abide with me.
foto: repubblica.it