Trump-Zelensky, tra geopolitica e fede

By 11 Marzo 2025Esteri

Cinquanta minuti di dialogo surreale che hanno fatto il giro del mondo: l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca ha suscitato reazioni contrastanti che oscillano tra chi ha visto l’episodio come una volgare imboscata e chi invece l’ha interpretata come il giusto rimbrotto a un questuante insolente. Stessa pellicola, sceneggiature diverse, ed è difficile sperare che gli estremi si incontrino.

Per chi se lo fosse perso, ovviamente stiamo parlando del confronto tra il presidente USA e il suo omologo ucraino, un momento che di solito si riduce a qualche foto e due battute e che invece in questo caso ha visto Trump, insieme al suo vice James Vance, scagliarsi con foga contro il malcapitato Zelensky che, in qualche modo, tentava di ricucire il rapporto con Trump dopo essersi sentito insultare (“un comico scarso”), in vista dei colloqui tra USA e Russia mirati a trovare una soluzione alla crisi ucraina.

Vance, a un certo punto del confronto, ha dato fuoco alle polveri, e Trump si è accodato senza troppi complimenti, mettendo in scena un gioco delle parti di fronte a un ospite indeciso tra il mantenere toni rispettosi e rispondere almeno alle fole più clamorose. Ne sono usciti cinquanta minuti di grande televisione, per dirla con Trump, o forse piuttosto una versione attualizzata di una tra le più celebri fiabe di Fedro.

Al di là delle alte considerazioni di geopolitica che ognuno potrà trarre, c’è un dettaglio che è passato sotto silenzio. A un certo punto Zelensky, nel tentativo di fornire le prove del comportamento scorretto di Putin, sottopone a Trump un dossier fotografico; lo stesso Trump, visionando le foto, le definisce “roba forte”. Tra le foto che testimoniano le vessazioni subite dai prigionieri – foto che le telecamere carpiscono solo di sfuggita e che secondo Zelensky erano le più presentabili tra quelle disponibili – c’erano anche le immagini di alcuni pastori.

«A proposito, questo è un pastore. Hanno rapito anche pastori perché non erano della Chiesa russa, e li hanno portati in carcere», ha spiegato Zelensky, secondo cui tra gli ostaggi presi dai russi ci sarebbero dunque anche pastori ucraini che, ora, vorrebbe riportare in libertà con uno scambio di prigionieri. Zelensky probabilmente ha accennato al dettaglio dei pastori sperando di fare leva sulla autocertificata attenzione di Trump nei confronti della fede – sono passate poche settimane dalla foto del presidente circondato da una trentina di leader spirituali cristiani – ma a quanto pare la rivelazione non ha riscosso l’interesse sperato.

foto: youtube.com

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