Non ha fatto una gran figura la rappresentanza di tifosi che ha seguito a Budapest la Nazionale italiana di calcio per la sfida con Israele valida per la Nation League (una specie di Mondiale in tono minore): durante la Hatikva, inno nazionale israeliano, i tifosi italiani hanno mostrato le spalle al campo in segno di dissenso o, forse, di vera ostilità verso gli avversari. Dimostrandosi così, commenta Paolo Berizzi su Repubblica, «Più neri che azzurri, e più neri che tricolori».
Il gesto fa rumore, anche se il numero delle persone coinvolte è piuttosto modesto, appena una cinquantina. Secondo Berizzi ha poco senso tirar fuori questioni politiche contingenti: «la storia di Gaza non sta in piedi. È stata pretestuosa», sentenzia con convinzione il cronista. «Non assimilabile, nemmeno con una forzatura, alle storiche istanze filopalestinesi della destra neofascista che – dagli anni Settanta fino a Forza Nuova e CasaPound – in chiave antisemita e anti-atlantista si è quasi sempre schierata contro Israele», puntualizza. Sia come sia, conclude Berizzi con una curiosa eterogenesi dei fini, «una cosa è certa: possono girare le spalle a un inno, ma non puntano all’eternità».
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