Lettera al Presidente della Repubblica Francese

By 18 Dicembre 2003Israele

di Michel Grinberg

Anche se Saddam Hussein non è stato ancora giudicato, ormai è politicamente morto. In questa occasione, volevo porgerLe le mie condoglianze per la perdita d’un amico di così lunga data e a Lei così caro (e del resto anche ai contribuenti francesi!).
Da quando Lei si è assunto delle responsabilità politiche, non ha mai smesso di sostenere il presidente iracheno. Gli ha fornito una centrale nucleare, gli ha offerto crediti estremamente elevati, ha cercato di mantenerlo il più possibile al potere e di contenere l’embargo contro di lui, ha preso la testa della campagna alle Nazioni Unite per salvare il suo regime e perfino, secondo alcuni, gli ha trasmesso documenti segreti durante le ultime trattative che hanno preceduto la liberazione dell’Iraq da parte degli alleati. Ha perfino impegnato il suo ufficio agli Affari Esteri in un’attività a 360 gradi per dare vita a un partito della … pace (del resto, anche in Israele sanno che cos’è un partito della … pace). E’ il partito di quelli pronti a scendere a patti con i dittatori, a firmargli assegni in bianco e a coprire le turpitudini e i crimini che hanno commesso contro i loro nemici, ma anche con i loro concittadini.
Lei merita infine la gratitudine d’una gran parte della classe politica francese dall’estrema sinistra all’estrema destra – che non ha mai mancato di fare il viaggio a Bagdad – e la riconoscenza della maggior parte dei media, che per questo non avevano bisogno di essere ai suoi ordini.
Ma un comunicato ci fa sapere che “il Presidente della Repubblica si rallegra dell’arresto di Saddam Hussein”. Veramente, lo trova bello? bello?

(Guysen Israel News, 15.12.2003 – trad. www.ilvangelo.org)

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NOTA DI COMMENTO – Una lettera dello stesso tenore potrebbe essere scritta anche a Karol Woityla, con cui Chirac era in grande sintonia. Ricordiamo che nel marzo scorso Chirac scrisse al Papa un’accorata lettera aperta che iniziava così:
«Santo Padre, mentre in Iraq sono in corso le operazioni militari, desidero rivolgere a Vostra Santità tutti i miei sentimenti di stima e di riconoscenza per gli instancabili sforzi profusi al fine di preservare fino all’ultimo momento le possibilità di pace e di mobilitare in questa direzione tutti gli uomini di buona volontà. Anche la Francia si è sforzata di convincere i suoi partner che si poteva ottenere il necessario disarmo dell’Iraq attraverso mezzi pacifici, nel rispetto del diritto internazionale e delle competenze dell’organizzazione delle Nazioni Unite. ecc.» [ved. Notizie su Israele 163].
Il loquace personaggio che sulla terra si fa chiamare “Santo Padre”, in contrasto con le esplicite parole di Gesù che ha detto: “Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli” (Matteo 23:9), in questi giorni è molto parco di parole riguardo alla cattura di Saddam, proprio come Arafat. Prima della guerra però era molto loquace e attivo. Ricordiamo che ricevette con tutti gli onori Tareq Aziz, l’uomo di fiducia di Saddam, pensando evidentemente che la salvezza del regime del sanguinario criminale iracheno avrebbe contribuito alla causa della “pace”. In Vaticano, infatti, sono tutti membri del “partito della pace”. M.C.

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