Per l’Islam la minaccia mortale è la democrazia

By 2 Dicembre 2003Israele

«Gli islamisti temono la laicità e la democrazia più che la morte»

E’ questo il titolo di un articolo di Ludovic Monnerat, scritto sulla base di un articolo di Amir Taheri, comparso il 4.9.2003 sul New York Post con il titolo «L’agenda di Al Qaida per l’Iraq». La violenza degli attentati in Iraq e l’accanimento dei terroristi si spiegano con l’importanza che viene attribuita dagli islamisti a questo paese.

Gli sforzi americani per instaurare una democrazia stabile in Iraq suscitano un’immensa inquietudine nei ranghi di Al-Qaida. Un libro recentemente pubblicato dai fondamentalisti islamici mostra chiaramente il loro odio per la laicità.

«Non è la macchina da guerra americana che dovrebbe in primo luogo preoccupare i musulmani. Quello che minaccia il futuro dell’Islam, e in sostanza la sua sopravvivenza, è la democrazia americana.»

Questo è il messaggio di un libro recentemente pubblicato da Al-Qaida e diffuso in molti paesi arabi. L’autore di questo libro, che ha per titolo «Il futuro dell’Iraq e della penisola araba dopo la caduta di Bagdad», è Yussuf Al-Ayyeri, uno degli adepti più vicini a Bin Laden dall’inizio degli anni ’90. Questo cittadino saudita aveva adottato il nome di battaglia «Abu Mohammed», ed è stato ucciso in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza a Riyadh nel giugno scorso.
Il libro è stato pubblicato dal Centro di Ricerca e di Studi Islamici, una società messa in piedi nel 1955 da Bin Laden, con delle succursali – ora chiuse – a New York e Londra. Nelle ultime otto settimane questo centro ha pubblicato più di quaranta opere di «pensatori e ricercatori» di Al-Qaida, ivi compresi militanti come Ayman al-Zawahiri, il braccio destro di Bin Laden.

La conversione dell’umanità

All’inizio, negli anni ’90, Al-Ayyeri si è fatto un nome come comandante del campo Faruk, nell’est dell’Afganistan, dove Al-Qaida e i Talebani hanno addestrato migliaia di «candidati martiri». Secondo lui, la storia dell’umanità è la storia di una «guerra eterna tra credenti e miscredenti». Nel corso dei millenni, i due gruppi sono apparsi in forme diverse.
Per quello che concerne la fede, la sua ultima forma è rappresentata dall’Islam, che «annulla tutte le altre religioni e credenze». Da quel momento, i musulmani non possono avere che un solo scopo: convertire tutta l’umanità all’Islam e «cancellare le ultime tracce delle altre religioni, credenze e ideologie».
L’incredulità (kufr) ha avuto diversi modi di apparire, ma un solo obiettivo: distruggere la fede in Dio. In Occidente, l’incredulità è riuscita a far dimenticare Dio alla maggioranza delle persone e a far sì che adorassero il mondo. L’Islam tuttavia resiste a questa tendenza perché Allah ha l’intenzione di donargli la vittoria finale.
Al-Ayyeri mostra in seguito come diverse forme d’incredulità hanno attaccato il mondo islamico nel secolo scorso, e sono poi state vinte in un modo o nell’altro.
La prima forma d’incredulità è stata il modernismo (hidatha), che ha portato alla distruzione del califfato e alla nascita in terra islamica di Stati basati sulle identità etniche e le dimensioni territoriali piuttosto che sulla fede religiosa.
La seconda è stata il nazionalismo importato dall’Europa, che ha diviso i musulmani in Arabi, Persiani, Turchi e altri. Al-Ayyeri afferma che il nazionalismo adesso è stato frantumato in quasi tutte le terre islamiche. E dichiara solennemente che un vero musulmano non dovrebbe essere leale verso nessuno Stato-nazione.
La terza forma d’incredulità è stata il socialismo, che include il comunismo. Anche questa forma è stata battuta ed eliminata dal mondo musulmano, dichiara Al-Ayyeri.
Presenta poi il bahatismo, l’ideologia settaria che Saddam Hussein ha imposto sull’Iraq, come la quarta forma d’incredulità che affligge i musulmani, e in particolre gli Arabi. Il bahatismo, che è anche l’ideologia ufficiale del regime siriano, offre agli arabi un miscuglio di panarabismo e socialismo come alternativa all’Islam. Al-Ayyeri scrive che i musulmani «dovrebbero rallegrarsi della distruzione del bahatismo in Iraq. La fine del regno del Bahat in Iraq è buona per l’Islam e per i musulmani. Là dove è caduta la bandiera del Bahat s’innalzerà la bandiera dell’Islam».

Il pericolo della democrazia

L’autore indica anche come «un paradosso» il fatto che tutte le forme d’incredulità che hanno minacciato l’Islam sono state vinte con l’aiuto delle potenze occidentali, e più specificatamente degli Stati Uniti.
Il movimento di modernizzazione del mondo musulmano è stato definitivamente discreditato quando le potenze imperiali europee hanno esteso il loro dominio in terra islamica, trasformando così le élite occidentalizzate in loro «valletti». I nazionalisti sono stati battuti e discreditati nelle guerre condotte contro di loro da differenti potenze occidentali o, come nel caso del nasserismo in Egitto, da Israele.
L’Occidente ha anche contribuito a distruggere il socialismo e il comunismo nel mondo musulmano. L’esempio che più colpisce è quello dell’America che ha aiutato i muijadin afgani a distruggere il regime comunista e pro-sovietico di Kabul. E adesso gli Stati Uniti e i loro alleati britannici hanno distrutto il bahatismo in Iraq, e forse l’hanno anche fatalmente intaccato in Siria.
Quello che adesso vede Al-Ayyeri è «un campo di battaglia pulito», sul quale l’Islam affronta una nuova forma d’incredulità. Il nome è quello di «democrazia laica». Questa minaccia è «ben più pericolosa per l’Islam» che tutte le precedenti messe insieme. E in un intero capitolo spiega che le ragioni devono essere individuate nelle «capacità seduttrici» della democrazia.
Questa forma d’incredulità induce le persone a credere che sono responsabili del loro proprio destino e che, utilizzando la loro intelligenza collettiva, possono scegliere la loro politica e votare le leggi che ritengono buone. Questo le porta ad ignorare le «leggi inalterabili» promulgate da Dio per l’umanità tutta intera e codificate nella legge islamica fino alla fine dei tempi.
L’obiettivo della democrazia, secondo Al-Ayyeri, è di far sì che «i musulmani amino questo mondo, dimentichino il mondo futuro e abbandonino la jihad». Se la democrazia riesce a stabilirsi in un paese musulmano per un certo periodo, potrebbe condurre alla prosperità economica, e questo a sua volta renderebbe i musulmani «poco disposti a morire come martiri» per difendere la loro fede.
Afferma quindi che è d’importanza vitale impedire ogni normalizzazione e ogni stabilizzazione in Iraq. I militanti islamici devono assolutamente fare in modo che gli Stati Uniti non riescano ad organizzare delle elezioni in Iraq e a creare un governo democratico. «Se la democrazia s’installa in Iraq, il prossimo bersaglio [della democratizzazione] sarà l’intero mondo musulmano», scrive Al-Ayyeri.
L’ideologia di Al-Qaida afferma che il solo paese musulmano già contagiato dall’«inizio della democratizzazione», e quindi in «pericolo mortale», è la Turchia. «Vogliamo che quello che è successo in Turchia si estenda a tutti i paesi musulmani?», chiede Al-Ayyeri. «Vogliamo che i musulmani rifiutino di prendere parte alla jihad e si sottomettano alla laicità, questa mescolanza proveniente dai sionisti e dai crociati?»
Al-Ayyeri scrive che l’Iraq diventerà la tomba della democrazia laica, esattamente come l’Afganistan è diventata la tomba del comunismo. La sua idea è che gli Americani, messi davanti a perdite sempre crescenti in Iraq, finiranno per «svignarsela», come hanno fatto i Sovietici dall’Afganistan. Questo perché gli Americani amano questo mondo e si preoccupano soltanto delle loro comodità, mentre i musulmani sognano i piaceri che il martirio offre loro in paradiso.

«Oggi in Iraq non ci sono che due campi», dichiara decisamente Al-Ayyeri. «Siamo di fronte a un conflitto tra due visioni del mondo e del futuro dell’umanità. Il campo disposto ad accettare più sacrifici sarà quello che vincerà».

Le analisi di Al-Ayyeri possono sembrare ingenue, e si sbaglia anche nella maggior parte dei fatti che menziona, ma ha ragione quando ricorda al mondo che quello che sta avvenendo in Iraq potrebbe contagiare altri paesi arabi e, alla fine, tutto il mondo musulmano.

(UPJF, 25.11.2003 – trad. www.ilvangelo.org)

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