Arouts: “Uccidere israeliani è un affare per i terroristi”

By 16 Gennaio 2004Gennaio 3rd, 2021Israele

Dopo l’attacco contro una pattuglia di Tzahal nel villaggio arabo di Ein Yabrud nell’ottobre scorso, che ha provocato la morte di tre soldati, il braccio armato di Fatah ne ha assunto immediatamente la responsabilità. L’inchiesta condotta dallo Shin Beth ha invece dimostrato che dietro l’attentato c’era Hamas.
Perché Fatah ha manifestato tanta fretta nel rivendicare un attentato che non ha commesso? I servizi di sicurezza generali hanno trovato una spiegazione semplice: le organizzazioni terroristiche ricevono fondi dall’estero subito dopo un attacco riuscito, cioè quando ci sono morti israeliani…
I soldi costituiscono il problema più grande della lotta antiterroristica. I servizi di sicurezza israeliani, già molto occupati a combattere la propaganda anti-israeliana che viene fatta nei territori sotto il controllo palestinese, fanno molta fatica a risalire alle fonti finanziarie dei terroristi. Il loro compito è tanto più complicato perché certe falle del sistema economico israeliano permettono alle organizzazioni terroristiche di continuare a rimpolpare i fondi dei terroristi palestinesi. Secondo lo Shin Beth, decine di milioni di dollari arrivano ai palestinesi per il terrorismo. Questi fondi sono raccolti da organizzazioni pseudocaritative islamiche che, oltre ad aprire dispensari e giardini d’infanzia, si occupano attivamente di sostenere le famiglie dei terroristi che si fanno esplodere in Israele.
La caduta del regime iracheno – Saddam Hussein era uno dei grandi finanziatori del terrorismo palestinese – ha contribuito a moderare il gioco. L’intervento di Abu Mazen, quando svolgeva le funzioni di Primo Ministro dell’Autorità Palestinese, ha permesso di congelare dei fondi di Hamas, contribuendo così a rinsecchire un po’ le fonti finanziarie dei terroristi. Ma l’Arabia Saudita resta sempre la fonte finanziaria centrale di approvvigionamento del terrorismo palestinese.

(Arouts 7, 30 dicembre 2003)

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