Non esitiamo più!
Un gruppo di intellettuali francesi ha pubblicato sul giornale “L’Express” un appello che invita ad affrettare l’approvazione di una legge che garantisca il mantenimento della laicità e vieti l’uso del velo islamico nelle scuole. Ne riportiamo alcuni estratti.
«Nel momento in cui il dibattito sulla laicità scolastica entra in una fase decisiva, vogliamo portare il nostro motivato appoggio al principio di una legge di chiarificazione e rappacificazione. Il dibattito pubblico che da diversi mesi sta avvenendo è di grande utilità. Ha mostrato qual è la vera posta in gioco della laicità. Ha anche rivelato le vere intenzioni di coloro che rivendicano per le religioni l’illimitata libertà di occupare lo spazio scolastico e i servizi pubblici. L’offensiva dei comportamenti dettati da spirito di appartenenza e neganti lo spazio repubblicano ha invaso la stessa scuola, e in questo modo ha manifestato una volontà di destabilizzare i principi laici e repubblicani. Coloro che credevano che si potesse accettare il velo islamico isolandolo da altre rivendicazioni integraliste si sono sbagliati.
Diventa dunque chiaro, allo stato attuale dell’evoluzione degli spiriti, che l’abbandono di un progetto di legge sarebbe avvertito come un’incredibile ritirata sul principio di laicità e come un totale consenso agli sconfinamenti integralisti.
Coloro che raccomandano di astenersi dal legiferare e avanzano l’idea secondo cui il trattamento dei problemi di laicità scolastica sarebbe soltanto di ordine sociale e di competenza di una politica di integrazione, si sbagliano di grosso. Che ci siano delle cause sociali alla base della crescita integralista, è indubitabile. Ma questa è ormai in grado di danneggiare a tal punto i valori comuni di laicità che occorre un trattamento specifico di questo problema, che implichi una riaffermazione netta della laicità stessa. Mettiamo in guardia coloro che adesso raccomandano l’abbandono del progetto di legge sulle gravi conseguenze che avrebbe questa ritirata, perché non sarebbe un semplice ritorno allo statu quo. Sarebbe un chiaro messaggio agli integralisti, ai quali si dice che fanno bene ad attaccare la laicità scolastica. Sarebbe anche, per la grave mancanza di coerenza dei vertici dello Stato, un brutto colpo portato alla democrazia repubblicana.
[…] Poiché una legge è necessaria, ci auguriamo che sia senza ambiguità e in rottura con le attuali carenze della giurisprudenza. Ecco perché i parlamentari che insistono sulla nozione di «segno visibile» vanno nella direzione giusta. E’ importante precisare che questo ritiro dei segni visibili deve riguardare ciò che appare sui vestiti, e deve imporre agli studenti l’obbligo di avere la testa scoperta a scuola.
Inoltre, nella misura in cui si deve contrastare il mescolamento politico-religioso caratteristico degli integralismi, non vediamo per quale motivo la legge non corrisponderebbe a una tradizione di discrezione, sia politica che religiosa. Questa posizione non implica affatto un divieto nella scuola di scambi, di dialoghi sui problemi politici e religiosi.
Infine, capiamo poco la paura manifestata dai responsabili religiosi su una qualsiasi minaccia per le libertà pubbliche. Il problema posto riguarda la scuola, la quale, per essere pubblica, non è lo spazio pubblico della strada o dei media. A questo proposito, sembra illogico accordare ai musulmani, nella scuola pubblica, quello che i cristiani hanno cessato di rivendicare. Questa esigenza di discrezione riguarda anche gli agenti di servizi pubblici nell’esecizio delle loro funzioni, cosa che il progetto di legge dimentica. Nessuno sogna, in Francia, di rimettere in questione la libera espressione delle convinzioni nello spazio pubblico della strada o dei media. La legge del 1905 non è minacciata.
[…] Se si abbandona ogni angelismo, si deve riconoscere che lo stabilimento di giuste relazione tra le religioni e lo Stato laico provocherà inevitabilmente dei momenti di conflitto. Ma la laicità francese offre sufficienti possibilità per trattare nel miglior modo questi conflitti.
Invitiamo quindi i parlamentari, nostri eletti, a una posizione chiara, massiccia, che corrisponda al desiderio, largamente maggioritario nella popolazione, di avere una legge che espliciti i principi di laicità nella scuola e nei servizi pubblici. Dei principi che fino a ieri erano accettati per tradizione, ma il cui richiamo oggi è indispensabile.
I firmatari:
Leïla Babès, professore di sociologia all’università cattolica di Lille.
Elisabeth Badinter, filosofo.
Soheib Bencheikh, mufti di Marsiglia, membro del Consiglio francese del culto musulmano.
Ali Bouamama, direttore del dipartimento di studi arabi e islamici all’università Marc-Bloch a Strasburgo.
Guy Coq, filosofo.
Betoule Fekkar-Lambiotte, membro dimissionario del Consiglio francese del culto musulmano.
Alain Finkielkraut, professore alla Scuola politecnica.
Elisabeth de Fontenay, filosofo.
Catherine Kintzler, filosofo.
Paul Thibaud, scrittore.
(da “L’Express”, 2 febbraio 2004 – trad. www.ilvangelo.org)