Persino peggio dell’antisemitismo tradizionale

By 2 Marzo 2004Israele

da un articolo di Amnon Rubinstein

Lo scorso novembre Neil Mackay, uno degli editorialisti del giornale scozzese Sunday Herald, ha pubblicato un articolo nel quale riproponeva la calunnia – da tempo in circolazione in molti ambienti arabi – secondo cui agenti del Mossad negli Stati Uniti sapevano in anticipo dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre ma non fecero nulla per impedirlo. Fino ad allora questa paranoica accusa era rimasta quasi completamente confinata ad alcuni ambienti estremisti arabi e neonazisti.
Ma il giornale di Glasgow ritenne opportuno divulgare la menzogna senza neppure citare la fonte, come se si trattasse di un fatto assolutamente attendibile.
L’articolo ha lasciato sbalorditi due esponenti della comunità ebraica, il parlamentare laburista Jim Murphy e Lord Greville Janner, che hanno protestato vivacemente chiedendo al direttore del giornale di pubblicare una rettifica. Il direttore, sostenendo che il servizio era basato su fonti verificate, ha rifiutato la richiesta; nella risposta il direttore suggeriva piuttosto a Lord Janner di non cadere nella trappola di Ariel Sharon accusando di antisemitismo chiunque si mostri in disaccordo con il primo ministro israeliano. Curioso suggerimento, visto che Lord Janner non aveva mosso nessuna accusa del genere.
Per lo stato d’Israele la risposta più diretta al direttore del Sunday Herald sarebbe quella di querelare il giornale per diffamazione a mezzo stampa, ipotesi che il ministero degli esteri israeliano sta effettivamente prendendo in considerazione.
Ma il problema è che l’articolo del giornale scozzese rappresenta solo un esempio estremo delle aggressioni furibonde e isteriche di cui Israele è fatto oggetto, e non solo a causa dell’occupazione e degli insediamenti. Aggressioni che descrivono Israele in modo virulento come un paese mostruoso, che sarebbe capace non solo di fare tutto il male possibile ai palestinesi, ma persino di non impedire una strage di massa a New York solo perché tornerebbe utile ai suoi interessi.
Chiunque conosca anche solo un poco Israele sa che, naturalmente, Israele non a nulla a che vedere con il paese che viene descritto in molti organi di informazione anche molto importanti, e che le menzogne dette sul suo conto infrangono ogni regola di buon giornalismo. I servizi di questi mass-media ignorano completamente la complessità della società israeliana e presentano Israele come una assurda caricatura: la stessa che appare ogni giorno sulla stampa araba, dove Israele viene ritratto come un mostro che calpesta i poveri arabi.
Le cose sono arrivate a un punto tale che, durante una conferenza sull’antisemitismo organizzata due settimane fa dal ministro Natan Sharansky, un delegato ebreo svedese ha espresso soddisfazione per l’incidente che ha visto l’ambasciatore israeliano a Stoccolma danneggiare un’opera d’arte che ai suoi occhi glorificava la terrorista suicida della strage al ristorante Maxim di Haifa.
Era contento, spiegò il delegato, perché grazie a quell’incidente molti svedesi hanno sentito parlare per la prima volta del terrorismo contro civili israeliani.
Tutto questo è antisemitismo? Sentimenti antisemiti certamente aiutano a scrivere cose infamanti contro Israele, ma non possono spiegare tutto. Qui c’è in gioco qualcos’altro. Tradizionalmente l’ostilità antiebraica rigetta la presenza di ebrei nella società cristiana, ma – almeno in linea di principio – non nega loro il diritto di condurre un’esistenza separata, magari segregata, da qualche altra parte. Prima della Kristallnacht, la “Notte dei cristalli”, persino i nazisti predicavano “fuori gli ebrei dalla Germania”. Il tono antiebraico di giornali come il Sunday Herald nega invece agli ebrei il diritto di esistere in modo separato, negando legittimità allo Stato di Israele che essi descrivono (grazie anche all’aiuto di alcuni accademici israeliani) come uno stato nazista e da apartheid. È chiaro quale sia la conclusione logica di articoli calunniatori come quello del Sunday Herald: un paese democratico che è a conoscenza di un piano volto a perpetrare un massacro a New York e non fa nulla per impedirlo è un paese incivile che non ha nemmeno il diritto di esistere. E questo è persino peggio dell’antiebraismo tradizionale. È negare il diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione.
Quando opinioni di questo genere si accompagnano alla ripresa delle piu’ tradizionali manifestazioni di antisemitismo, significa che stanno tornando tempi cupi.

(Ha’aretz, 16.02.04 – israele.net)

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