Tre modi di dire che derivano direttamente dalla Torah: Mosaico, sito della comunità ebraica, dedica un articolo a una curiosità legata alla cultura biblica e al modo in cui ha influenzato, consapevolmente o meno, le espressioni che usiamo ogni giorno. Abbastanza prevedibili, in realtà, le ricostruzioni che riguardano formule come “è rimasto di sale” , riferito alla moglie di Lot, e “Non nasconderti dietro a una foglia di fico”, chiara allusione ad Adamo ed Eva che «si coprirono con foglie di fico (Genesi 3:7). Una copertura non ottimale, che ha dato origine a questa metafora usata per intendere il gesto di coprire maldestramente qualcosa che si vorrebbe celare».
Più interessante la storia del classico “me la sono legata al dito”: «Legarsela al dito, nel senso di non dimenticare un torto subito, sembra che derivi dall’usanza antichissima di portare addosso, soprattutto alla mano, un segno qualunque per ricordarsi di qualcosa. Se ne trova traccia già nella Bibbia (Esodo XIII 9,16; Deuteronomio VI 8; XI 18), nel Vangelo di Matteo (XXIII 5), e negli usi dei popoli orientali. Gli ebrei, in particolare, si legano intorno a un dito e alla testa i tefillin, i filatteri costituiti da lacci di cuoio collegati alle scatole in cui è contenuta la preghiera».
foto: mosaico-cem.it