Sanremo 2025 tra amori, passioni e citazioni bibliche

By 18 Febbraio 2025Musica e dintorni, Spettacoli

La settimana di Sanremo è scorsa placida come raramente era successo negli ultimi decenni: la gestione Conti si è contraddistinta per l’assenza di scandali, polemiche soffuse, nessuna rissa, tempi contingentati nonostante la presenza di ventinove artisti, una scuderia tra le più nutrite di tutte le edizioni. Tra i ventinove testi non è mancato il turpiloquio, anche se si sarebbe temuto peggio vista la concentrazione di trapper in modalità dissing (il corrispondente moderno del cantarsele in rima, ma con meno classe degli stornelli).

A farla da padrone, come spesso accade a Sanremo, sono le storie d’amore, declinate in tutte le possibili modalità: amori rimpianti (“Incoscienti giovani”, Achille Lauro), amori nostalgici (“Balorda nostalgia”, Olly, e “Amarcord”, Sarah Toscano), amori che si spengono (“Cuoricini”, Coma Cose), amori indecisi (“Febbre”, Clara), amori malati (“Battito”, Fedez), amori al capolinea (“Fango in paradiso”, Francesca Michielin), amori vissuti come sfide (“Chiamo io chiami tu”, Gaia), amori problematici (“Lentamente”, Irama), amori impossibili (“Non ti dimentico”, Modà), amori idealizzati (“La tana del granchio”, Bresh), amori controversi (“Se t’innamori muori”, Noemi), amori ed eccessi (“Fuorilegge”, Rose Villain), amori mediterranei (“Anema e core”, Serena Brancale), amori romani (“Damme ’na mano”, Tony Effe), magone del giorno dopo (“Dimenticarsi alle sette”, Elodie). E poi ci sono sentimenti da proteggere (“Tra le mani un cuore”, Massimo Ranieri), pagine da voltare (“La cura per me”, Giorgia), consapevolezze acquisite (“Volevo essere un duro”, Lucio Corsi), rivendicazioni muliebri (“Pelle diamante”, Marcella Bella), inni alla vita (“Viva la vita”, Francesco Gabbani), lucido cinismo (“Grazie, ma no grazie”, Willie Peyote).

Discorso a parte per Simone Cristicchi (“Quando sarai piccola”), che si presenta come sempre con un testo delicato, legato a un risvolto relazionale poco trattato ma che – a giudicare dagli occhi lucidi degli spettatori in platea e dai commenti online – molti si trovano a sperimentare: la fatale inversione dei ruoli che, a un certo punto della vita, si verifica tra figli e genitori.

Infine, nel testo di Dario Brunori (“L’albero delle noci”) si individua l’unica citazione biblica, peraltro doppia: “Sono cresciuto in una terra crudele/ dove la neve si mescola al miele”, racconta il cantautore, “e le persone buone/ portano in testa corone di spine”; più avanti ammette poeticamente che “a tutta questa felicità io non mi posso abituare/ perché conosco il sogno del faraone, le vacche grasse e le vacche magre”.

foto: raiplay.it

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