Un film su Lutero, ma l’Italia (forse) non lo vedrà

By 30 Novembre 2003Gennaio 3rd, 2021Rassegna Stampa

Parlare oggi di una «Luther Renaissance» in Germania è forse improprio. Così come per Goethe, l’interesse del popolo tedesco verso Martin Lutero non è mai venuto meno. E se le opere del grande poeta hanno contribuito a perfezionare e rifinire la lingua scritta, è grazie alla traduzione della Bibbia in volgare, compiuta da Lutero, che le parlate dei vari popoli germanici si sono unificate nell’«Hochdeutsch», l’idioma attualmente in uso. Se Lutero si fosse espresso in bavarese, invece che nel tedesco medio-orientale, in Germania oggi si parlerebbe un’altra lingua.

Nelle sue Considerazioni di un impolitico Thomas Mann lo ritiene uno dei più alti esponenti della «Kultur» germanica. Più che vedere in lui un precursore dell’Illuminismo, che esortando a leggere le Sacre Scritture senza l’intermediazione ecclesiastica crea il moderno individuo autonomo e responsabile, Mann sottolinea il carattere conservatore della sua Riforma. L’attacco di Lutero al papato romano è mosso innanzi tutto dalla volontà di recuperare ciò che di originario e autentico vi era nel cristianesimo. Mann parla così di Lutero come di un «rivoluzionario conservatore», volto più all’Antica Fonte cristiana che al futuro dei Lumi.

Sebbene l’editoria tedesca pubblichi continuamente libri sul fondatore del Protestantesimo, quest’anno però Lutero si trova al centro di una particolare attenzione mediatica. Prova ne sono le numerose ristampe di varie biografie già conosciute, fra cui l’interessante studio storico-psicoanalitico di Erikson sul rapporto di Lutero col padre, ostile alla scelta del figlio di farsi eremita agostiniano. D’altronde il 2003 è stato proclamato da vari paesi europei, su proposta della Germania, «Anno della Bibbia» e, guardacaso, il 10 novembre ha segnato il 520° anniversario di nascita del suo insigne traduttore.

Ecco quindi che proprio quest’anno la Taschen Verlag di Colonia ha pubblicato un’affascinante riproduzione anastatica della Bibbia di Lutero del 1534, completa di numerose tavole e incisioni a colori.
Il nome di Lutero campeggia anche sui cartelloni delle sale cinematografiche di tutta la Repubblica Federale, dove si proietta il nuovo film di Eric Till. Al centro di Luther vi è la lotta del monaco agostiniano contro il commercio delle indulgenze, di cui Leone X fece un uso smodato per finanziare i lavori di costruzione della basilica di S. Pietro. Pur combattivo e determinato, il Lutero cinematografico interpretato da Joseph Fiennes (divenuto famoso con Shakespeare in Love) non appare come un uomo dalle convinzioni granitiche, bensì mostra un carattere inquieto e in continua lotta con il male, a cominciare da quello che alberga in se stesso.

Forse per contrastare la presenza sempre più massiccia del Papa in televisione, la produzione tedesco-americana della pellicola è stata promossa e finanziata in gran parte da istituzioni protestanti, che hanno così avuto il controllo sull’esattezza storica (ma il film non sfugge a qualche imprecisione) e teologica del tema. Forse anche per questo, però, la distribuzione italiana del film, nel cui cast ha un ruolo anche Sir Peter Ustinov, è ancora incerta.
Il film è stato girato in numerose città medievali della Germania, in cui Lutero è realmente vissuto e che ogni anno sono meta di un turismo religioso vieppiù crescente. A Wittenburg, dove il Riformatore studiò teologia e scrisse nel 1517 le famose 95 tesi (che, in realtà, pare non abbia mai affisso alle porte della chiesa) ogni due anni s’inscena il suo matrimonio.

Lutero sposò nel 1525 Katharina von Bora, un’ex-suora da cui ebbe sei figli. Sebbene certamente prolifico, non pare comunque che egli sia stato uno sposo infiammato dalla passione. Ma anche altri aspetti privati della vita di Lutero riscuotono sempre più interesse presso il vasto pubblico. Quest’estate a Mansfeld, città in cui egli trascorse i primi anni dell’infanzia, sono state scoperte le fondamenta della casa paterna. Rovistando in un deposito dell’immondizia vecchio di cinquecento anni, scrupolosi «archeologi» hanno potuto ricostruire quel che mangiava il pargolo.

Fra carne e pesce, pare la sua mensa fosse assai ricca. Ma che Lutero fosse una buona forchetta già si sapeva. Famosi sono i suoi Discorsi a tavola e famosa è rimasta la sua preoccupata domanda rivolta a certi commensali, forse poco entusiasti del banchetto consumato: «Perché non ruttate e spetazzate? Non vi è piaciuto?».

di: Alessandro Melazzini
da: Corriere della Sera
data: 12/11/2003

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