Ricordando Trajkovski, il presidente evangelico

By 8 Aprile 2004Rassegna Stampa

Trajkovski sognava una Macedonia non solo politicamente indipendente e sicura dentro i suoi confini, ma anche realmente democratica e prospera nella sua economia.

Ogni morte, specialmente quella che arriva repentina e improvvisa, ci spinge a pensare sul senso e l’illogicità della vita e alla ricerca dell’eterno nel transitorio. La tragica e improvvisa morte del 47.enne presidente della Macedonia Boris Trajkovski, è difficile da accettare e ancora più difficile da capire. Noi che abbiamo conosciuto Boris e che avevamo con lui relazioni d’amicizia, non riuscivamo a credere nonostante la fede che ci univa nello spirito, e anche nelle situazioni che sembravano senza via d’uscita ci incoraggiava e ci consolava. Questa comunione spirituale e i citati ricordi non mi hanno permesso di mancare all’ultimo commiato a Skoplje (li devo anche alla sua cara compagna di vita Vilma e ai suoi amati figli, alla liceale Sara e al giovanissimo Stefan).

“UN GIOVANE SPIRITUALMENTE RISVEGLIATO”
Qualche settimana fa, quando ci siamo incontrati, Boris ha espresso il desiderio di trovarci più spesso e, tirate fuori le nostre agende, abbiamo incominciato a programmare: a metà di marzo (sì, fra una decina di giorni!) ci dovevamo incontrarci da lui a Skoplje, in maggio all’Incontro di preghiera di riconciliazione a Berlino, all’inizio di giugno lui doveva venire alla solenne cerimonia di chiusura dell’anno accademico alla Facoltà di teologia di Osijek. Il tragico schianto del suo aereo contro quella montagna in Erzegovina, non lontano da Mostar, è risuonato alle mie semisorde orecchie, come un messaggio molto difficile da accettare, che noi gente comune, anche negli anni migliori e godendo di ottima salute, non siamo padroni del nostro futuro e la morte e l’eternità rende relativo tutto il presente.

Ho conosciuto Boris Trajkovski esattamente 30 anni fa. L’allora sovrintendente (una carica simile a quella di vescovo, eletta democraticamente dai delegati delle chiese locali al sinodo delle chiese) della Chiesa evangelica metodista nell’ex-Jugoslavia, il pastore macedone Krum Kalajlijev, era venuto a Zagabria a preparare la traccia di studio per i candidati metodisti di teologia alla Facoltà teologica (l’allora Istituto biblico-teologico). Quell’uomo santo e particolarmente eloquente predicatore, era profondamente preoccupato per lo stato spirituale della sua chiesa. Cercava la risposta nel rinnovo dei quadri dirigenziali e perciò aveva intenzione di mandare vari studenti alla nostra Facoltà. Tra questi aveva particolarmente menzionato il solerte e ambizioso Boris Trajkovski, “giovane spiritualmente risvegliato” di Strumica che bramava studiare teologia. Già allora, come è solito fra i metodisti spiritualmente risvegliati, Boris predicava il Vangelo nella sua chiesa locale. Si capiva che aveva talento e con molti interessi, ma l’amore per la teologia e la Sacra Scrittura l’ha seguito fino all’ultimo giorno della sua vita.

A quel tempo, per motivi familiari, ha prevalso la decisione di rimanere in Macedonia per studiare giurisprudenza a Skoplje. Contemporaneamente, alla domenica predicava, conduceva gli studi biblici settimanali dei giovani e partecipava ai corsi teologici in patria e all’estero. Spesso si rammaricava per non essersi potuto iscrivere agli studi regolari di teologia, per cui ora aveva bisogno dei migliori commentari biblici e manuali teologici per un’educazione teologica solida. In molte parti del mondo citava la sua alta stima per la Facoltà di teologia di Osijek, e a metà degli anni Novanta prese seriamente in considerazione la possibilità di diplomarsi lì. Come i primi progetti erano stati accantonati per la giurisprudenza, così ora si era intromessa la politica. Dopo la sua sorprendente elezione a presidente della Macedonia, ho avuto l’onore di raccomandarlo per il dottorato onorario presso la Ausbury Theological Seminary, la maggiore scuola metodista di teologia avanzata degli Stati Uniti d’America.

La nostra ultima conversazione verteva sul fatto che la consegna di quel diploma onorario divenisse una promozione all’estero della Facoltà evangelica di teologia di Osijek.

GRADUALE CONCILIATORE PROTESTANTE
In maggio del 2000, nella sua visita in Vaticano, Boris Trajkovski impressonò il papa, con la sua ottima conoscenza della Scrittura. Due anni dopo, a Oslo, ricevette il premio mondiale metodista per la pace, lo stesso premio che in precedenza avevano ricevuto Nelson Mandela, Kofi Annan, Jimmy Carter e Mihael Gorbaciov. In quell’occasione disse: «Tutte le nazioni bramano la pace, ma la pace vera e duratura si trova nella comunione personale con Gesù Cristo». In quello e in molti altri luoghi sottolineò che il suo punto di vista e il suo sistema etico erano fondati sulla Parola di Dio. Egli incominciava e concludeva ogni giornata con la lettura della Bibbia e la preghiera. Alcuni giorni dopo gli spari contro il suo ufficio, mi disse che non aveva paura della morte, perché: «la mia vita e nelle mani di Dio».

Alcuni vescovi antiecumenici e di orientamento antieuropeo della magioritaria chiesa ortodossa macedone, non potevano accettare un protestante come loro presidente. Periodicamente emanavano proclami, e ancora più spesso organizzavano campagne giornalistiche, che lo accusavano di divulgare credenze antitradizionali, di idee moderniste, di mancanza di patriottismo e quale promotore di un inaccettabile pluralismo etnico e religioso. Boris non raccoglieva le provocazioni, non replicava, ma nemmeno vacillava nella sua visione progressista, nella sua missione conciliatrice e nel suo orientamento filoeuropeista. Viveva della sua fede evangelicamente radicata ed ecumenicamente aperta, senza imporla a nessuno. Credeva di non essere divenuto presidente per caso, ma che sia stato scelto dalla Provvidenza divina, proprio perché diverso, cosi che né i macedoni (ortodossi) né gli albanesi (musulmani) avrebbero potuto accusarlo di parzialità.
Boris Trajkovski, con la sua coerenza dignitosa, la sua cordialità e con una disponibilità nei confronti di tutti, come anche con una politica fondata sul buon senso, si è opposto molto efficacemente alla scena della retorica politica rumorosa e vuota, già ampiamente inquinata dalla corruzione e da un fariseismo stagnante. Era contro ogni ipocrisia e interpolazione, contro il gioco nazional-religioso delle passioni incontrollate e dell’abuso del simbolismo. Sognava una Macedonia non solo politicamente indipendente e sicura dentro i suoi confini, ma anche realmente democratica ed economicamente progredita. Per questo, da giovane idealista rivolto al futuro, contemporaneamente sognava anche l’Europa. A noi che l’avevamo conosciuto bene, in questo momento piace citare la massima di Tolstoj: «Più profondamente conosci la vita, meno credi che la si possa distruggere con la morte».

Boris Trajkovski (1956-2004)
Da: Glas Slavonije (La voce della Slavonia)
Data: 8 marzo 2004

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