Trent’anni fa la sofferta nascita del Post-it

By 31 Marzo 2004Gennaio 3rd, 2021Rassegna Stampa

Mio figlio avrebbe fatto volentieri a meno di vederlo, ma il biglietto adesivo è attaccato proprio lì, sulla porta: non ci sono scuse, dovrà seguire le indicazioni che gli ho lasciato prima di uscire. Bella invenzione, penserà; almeno un tempo si poteva dire che il foglio appoggiato sul tavolo non si era visto perché volato via… Il Post-it (il marchio significa “affiggilo”), biglietto con il lembo adesivo che aderisce alle superfici solide, ma che può essere tolto senza lasciar traccia e poi riattaccato, è una di quelle cose che ormai fanno parte della nostra vita: ci pare che siano sempre esistite. L’idea di un biglietto adesivo, che quindi non volasse via pur essendo rimovibile, venne trent’anni fa ad Art Fry, ingegnere chimico della 3M (Minnesota Mining and Manufacturing) non in laboratorio ma in chiesa: quando metteva segnalibri nel libro dei canti per essere pronto al momento giusto, spesso volavano via o cadevano per terra, lasciandolo in difficoltà.

Mentre combatteva con quei foglietti, un giorno di trent’anni fa Fry si ricordò che il suo collega Spencer F. Silver aveva fallito nella ricerca di un buon adesivo: ne aveva creato uno, un poliacrilato, troppo poco aderente; però aveva la caratteristica di poter essere rimosso senza lasciare tracce e riapplicato facilmente. Quell’invenzione faceva al caso suo: i segnalibri avrebbero potuto essere cambiati di pagina senza danneggiare il libro e non sarebbero più volati via! In pratica però non era così facile: la carta spalmata con la colla in questione, attaccata a superfici lisce, aderiva e si staccava bene, ma su altra carta, quando si rimuoveva, lasciava uno straterello di colla. Per il libro dei canti non andava bene: si doveva trovare una soluzione. Approfittando della possibilità che la 3M dava ai suoi ricercatori di dedicare il 15 per cento del tempo di lavoro a progetti personali, Fry e Silver con due colleghi inventarono una sostanza da stendere sul foglio prima dell’adesivo, in modo che questo rimanesse sulla superficie giusta: era nato il Post-it. Ora si dovevano mettere a punto i macchinari per la produzione, ma non si poteva ricorrere all’azienda, che non aveva colto l’importanza della novità.

Fry trasformò la cantina di casa sua in laboratorio, creandone macchinari che poi trasportò in azienda dopo aver abbattuto i muri, perché una volta costruiti non uscivano dalla porticina. Con quelle attrezzature si fabbricarono blocchetti di prova che vennero distribuiti al personale. Furono apprezzati molto dalle segretarie, ma non dai capi del settore marketing. Per loro il prodotto non era interessante: non rispondeva a un’esigenza sentita dal pubblico, senza contare che sarebbe costato di più della semplice carta per appunti. Tuttavia si provò a distribuire gratuitamente i Post-it battendo a tappeto una città. Il 90 per cento di chi a Boise, nell’Idaho, li usò ne rimase entusiasta e dichiarò che intendeva continuare ad acquistare quel prodotto. Si decise quindi di lanciarlo sul mercato: nel 1980 negli Stati Uniti, l’anno dopo in Europa. All’inizio era venduto in blocchetti gialli; ora si trova in vari colori e in molti formati, anche sagomati. Esistono poi piccoli segnalibri rimovibili, che però le biblioteche pubbliche statunitensi pregano di non usare sui libri in prestito. Una piccolissima parte di adesivo rimane sulla carta dopo il distacco del segnalibro, facendo appiccicare le pagine e inglobando lo sporco.

di: Anna Buoncristiani
da: Tuttoscienze (La Stampa)
data: 24 marzo 2004

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