MILANO – Il nome d’arte di Todd Thomas, meglio noto come Speech, ha origini curiose (“Quando ho cominciato a fare il disc jockey mi chiamavano Dj Peach perché dicevano che, a causa della mia fronte ampia, la mia testa sembrava una pesca. Poi mi sono dato al rap, e da MC Peach a Speech il passo è stato breve”). Calza a pennello, comunque, alla personalità di uno dei più loquaci e piacevoli conversatori della scena hip hop: scena su cui, dopo anni trascorsi a far musica con la sordina, i suoi Arrested Development si preparano a tornare a vele spiegate con il nuovo album “Since the last time”, in uscita in Italia il 14 settembre (con conseguente tour in programma per ottobre). Un ritorno in piena regola, e Speech, di passaggio a Milano per motivi promozionali, ci tiene a sottolinearlo: “Io lo vedo come l’inizio del terzo capitolo della nostra storia. Il primo si identifica con il successo del nostro primo album, ‘3 years, 5 months and 2 days in the life of…’, 5 milioni di copie vendute, due Grammy e due Mtv Awards, il secondo con il periodo ‘down’ che conseguì a quella esplosione di popolarità. E ora, con questo nuovo disco che anche nella copertina richiama esplicitamente il primo album, ci rivolgiamo soprattutto a quel pubblico che aveva perso le nostre tracce dal 1993. Nella canzone che lo intitola spieghiamo come e perché ci siamo rimessi insieme, cosa abbiamo fatto nel frattempo e cosa ci prefiggiamo di realizzare ora che siamo tornati in azione. (…)
Intanto, da quel lontano 1993 le cose sono cambiate parecchio: nella società, nella musica, sulla scena hip hop. “Già, e personalmente credo ci sia stato un peggioramento generale. L’hip hop è cresciuto fino a diventare il genere musicale più popolare, più venduto del pianeta. Io però non ne sono così contento, perché proprio le produzioni di maggior successo commerciale sono quelle che rappresentano meno i suoi valori autentici. Siamo stati tra i pionieri del genere, abbiamo contribuito a diffondere questa musica nel mondo, e non ci fa piacere assistere allo scadimento culturale del rap (…)
È la faccia luminosa, propositiva, ottimista della musica degli Arrested Development, che a colpi di soul classico, funk, rap, disco, reggae e persino ritmi brasiliani continuano a snocciolare, nel disco nuovo, canzoni che parlano di “miracoli”, “paradiso” e “sole splendente”… “Per forza: anche se, come cantavano i War, ‘The world is a ghetto’, non puoi sprofondare nella tristezza e nella depressione, devi provare a tirartene fuori. E questo è ciò che la nostra musica ha sempre cercato di fare, elevare il livello di pensiero e di coscienza. Il mondo è orribile, è vero… avere un atteggiamento nichilista forse è un primo passo necessario e ci sono passato anch’io. Ma non basta, quando scriviamo una canzone ci sforziamo di motivare chi ci ascolta, di generare un effetto positivo. Un musicista può fare molto più di un politico o di un giornalista, che non ha mai la possibilità di parlare a una folla di ventimila persone. Noi abbiamo l’opportunità di girare il mondo e di esprimere ovunque il nostro pensiero a microfoni aperti, persino nei luoghi dove i governi impediscono ai popoli di dire la propria altrettanto liberamente. Anche un cd può far circolare idee diverse di nascosto, chiunque può ascoltarselo al riparo da censure tra le sue pareti domestiche e questo è formidabile. La politica? Impegniamo tempo, risorse e denaro nelle cause che ci interessano, ma non ho mai voluto aderire esplicitamente a nessuna organizzazione”.
A parte il cristianesimo: Speech non lo pratica soltanto, ma lo predica nelle chiese. “Sì, è una cosa che faccio regolarmente, ogni domenica, quando non mi trovo via per lavoro. Mi sono convertito dieci anni fa, prima il Cristianesimo lo odiavo: credevo fosse una dottrina ipocrita, avevo conosciuto un sacco di gente che si professava religiosa ma viveva nella menzogna. Poi ho incontrato i membri di una comunità non settaria chiamata la Chiesa di Cristo. Abbiamo parlato, abbiamo studiato la Bibbia insieme, per la prima volta ho visto Gesù e ho capito chi fosse. A quell’epoca ero una persona triste e mi rendevo conto che nella mia vita c’erano molte cose da cambiare. Ho cominciato a farlo allora e sto continuando tutt’oggi”. In passato, Speech è stato anche vicino alla Nation of Islam nordamericana, viene naturale chiedergli che ne pensa della “guerra di religione” in corso… “Ho frequentato a lungo la Nation of Islam e continuo a nutrire grande rispetto per quello che ha fatto, ha restituito senso di rispetto e dignità alla comunità afroamericana degli Stati Uniti. Ma oggi penso che ogni genere di guerra tra appartenenti a dottrine religiose differenti non abbia senso. La Bibbia insegna di porgere l’altra guancia, cercare di sopraffare un’altra cultura non è l’insegnamento di Gesù. Ha molto più a che fare con la politica che con la religione”.
Uomo “rinato”, mr. Thomas non esaurisce la sua creatività negli Arrested Development ed è un piccolo vulcano di progetti: “Sto scrivendo la sceneggiatura di un film che, come la canzone del nuovo album, si chiamerà ‘Miracles’, e sto di nuovo pensando di produrre qualche altro artista. (…)
da: Rockonline (articolo completo: www.rockol.it/news.php?idnews=80788)
data: 5/9/2006