Bergoglio: «Pentecostali, vi chiedo perdono»

By 28 Luglio 2014Rassegna Stampa

CASERTA – Papa Francesco, in visita alla chiesa evangelica della Riconciliazione di Caserta, chiede perdono per le sofferenze causate dai cattolici che, nel corso del Novecento, hanno “perseguitato e denunciato” i pentecostali per “invidia e gelosia” comportandosi “come i fratelli di Giuseppe”. Il servizio della Stampa sulla giornata di Bergoglio a Caserta.

Papa Francesco ha chiesto scusa per le persecuzioni dei pentecostali di cui alcuni cattolici sono stati complici nell’epoca fascista, nel corso della visita che ha compiuto oggi nella comunità pentecostale della Riconciliazione, a Caserta. Jorge Mario Bergoglio, tornato nella città campana per la seconda volta in pochi giorni, ha anche esortato a non usare la parola “setta” per questa famiglia protestante, invitando al cammino comune dei cristiani delle diverse confessioni in nome di Gesù. […]

“Tra quelli che hanno perseguitato e denunciato i pentecostali, quasi come fossero dei pazzi che rovinavano la razza, c’erano anche dei cattolici: io sono il pastore dei cattolici e vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici che non hanno capito e sono stati tentati dal diavolo”. Così, a quanto riferito, Papa Francesco si è rivolto ai pentecostali che ha incontrato nella visita compiuta.

Il fascismo, intollerante nei confronti di tutte le confessioni non cattoliche, fu in effetti particolarmente duro con i pentecostali, che, giunti in Italia a inizio Novecento, in ragione della loro struttura molecolarizzata non beneficiarono neppure della legge sui culti ammessi del 1929.La persecuzione mussoliniana culmina nella circolare Buffarini-Guidi del 1935, che vieta il culto pentecostale in tutto il Regno in quanto “esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza”. Spesso denunciati dai parroci cattolici, molti pentecostali furono arrestati ed alcuni muoiono in carcere o in campo di concentramento. Nel l947 la maggioranza dei pentecostali italiani si riunì nelle Assemblee di Dio in Italia. Nel 2000 nacque la Federazione delle Chiese Pentecostali (Fcp). Non pochi pentecostali italiani, nel nome di un congregazionalismo diffuso, non aderiscono però a queste due sigle, come la comunità del pastore Trattino. […]

“Qualcuno si stupisce che il Papa sia venuto a trovare gli evangelici. Sono venuto a trovare i fratelli”, ha detto il Papa, a quanto riferito, nel discorso pronunciato a braccio. Per il Papa, ha spiegato lui stesso, è “una tentazione dire: io sono la Chiesa tu sei la setta. Gesù ha pregato per l’unità. Lo Spirito Santo fa la diversità nella Chiesa. Lui fa la diversità. Ma poi lo stesso Spirito Santo fa l’unità e la Chiesa è una nella diversità. Una diversità riconciliata per lo Spirito Santo”. Lo Spirito Santo, ha detto ancora Bergoglio, “fa la diversità nella Chiesa. La diversità è tanto bella, ma lo stesso Spirito Santo fa anche l’unità, così che la Chiesa è una nella diversità: per usare una parola bella, una diversità riconciliante. Lo Spirito Santo è armonia, armonia nella diversità”. Quella della divisione dei cristiani “è una storia triste. La prima eresia è stata questa: non credere che l’incarnazione del Verbo è alla base, perché Gesù è vero Dio e vero uomo, Dio che si è fatto carne”. In questo senso, “su questa strada dell’unità ci farà bene toccare la carne di Cristo e andare nelle periferie, lì dove ci sono tanti fratelli bisognosi di Dio, che hanno fame non di pane ma fame di Dio. Non si può predicare un Vangelo intellettuale, il Vangelo è verità e amore”.

“Con un solo gesto ha allargato la porta superando le complicazioni protocollari e andando direttamente al cuore delle relazioni umane accelerando la realizzazione di quello che appare come il sogno di Dio. Con uomini come lei c’è speranza per noi cristiani”, ha detto da parte sua, introducendo l’incontro, il pastore Traettino. “Ci ha fatto un dono grande e inatteso – ha proseguito il pastore – un dono impensabile fino a poco tempo fa. A nome di tutti le dico che le vogliamo bene. Lei è venuto ad incontrare il fratello lì dov’è così com’è. E nel nostro caso si è dovuto sobbarcare due giorni di fatica. Ha voluto toccarci, abbracciarci, vederci di persona mostrando grande coraggio. Non si è accontentato di un documento, è venuto di persona. Questo è il terreno su cui costruire ogni dialogo tra noi”.

di: Iacopo Scaramuzzi
da: lastampa.it (articolo completo)

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