Centrafrica, strage nella cattedrale

By 10 Luglio 2014Rassegna Stampa

BAMBARI (Rep. Centrafricana) – «Ho passato la notte nascosto in un bagno. Ero terrorizzato». Padre Firmin Gbagoua è il vicario generale della diocesi di Bambari: «Nel pomeriggio di lunedì si sono presentati nel mio ufficio degli uomini armati: hanno voluto le chiavi della mia auto, poi hanno iniziato a prendere di tutto. Hanno rubato computer, pannelli solari, fotocopiatrice. Io sono riuscito a scappare e a nascondermi. Ma solo il mattino dopo ho potuto andare via, scortato dai militari francesi della missione Sangaris».

Ancora una strage in Centrafrica, l’ennesima: ventidue morti e trentadue feriti. Erano rifugiati nella cattedrale Saint Joseph di Bambari, che ospitava circa 12 mila persone, fuggite dalle zone di guerra. Ora quei 12 mila sfollati non ci sono più, sono fuggiti un’altra volta. Terrorizzati, hanno cercato rifugio nelle foreste intorno alla città e in prossimità degli accampamenti dei militari della missione internazionale (Misca) e francese (Sangaris).

È l’atto di guerra più grave che ha colpito questa importante città, affacciata sul nord-ovest del Paese, regione dominata dalle milizie islamiche Seleka. «Erano molti, circa duecento uomini. Ci hanno attaccati perché sostengono che fra gli sfollati a cui abbiamo dato rifugio si erano infiltrati uomini delle milizie Anti-Balaka, loro nemiche, perché si proclamano cristiane. Ma non è vero! Noi non abbiamo nulla a che fare con gli Anti-Balaka. Avevano anche armi pesanti. Una delle granate che hanno lanciato nella cattedrale non è esplosa, deve ancora essere disinnescata». […] Padre Firmin è scioccato, fra i responsabili dell’attacco non vi erano solo uomini delle milizie Seleka ma anche cittadini di Bambari, della comunità islamica: «Quando le nostre case andavano ancora a fuoco, un rappresentante dei musulmani di Bambari è venuto a chiederci scusa. Noi le scuse le abbiamo accettate, ma gli abbiamo chiesto: sono davvero sincere? Dopo un episodio così grave, nutriamo forti sospetti sulla sincerità dei nostri interlocutori islamici».

di: Davide Demichelis
estratto da: LaStampa.it
data: 9/7/2014
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