Il Corriere intervista Giobbe Covatta, il comico noto per le sue irriverenti riflessioni bibliche. Nella conversazione Renato Franco rivela innanzitutto che Giobbe non è il suo nome (all’anagrafe si chiama Gianmaria), e poi sottolinea la coincidenza di un soprannome “biblico”, appiccicatogli addosso ai tempi delle medie; un fatto curioso, dato che «la Bibbia è stata la sua fortuna».
L’idea della «rivisitazione della Bibbia in chiave umoristica» gli venne dal gusto per il paradosso: «mi è sempre piaciuto giocare su quelle cose che tutti conoscono ma nessuno conosce», spiega Covatta. «Siamo il popolo più religioso del mondo, il Papa sta qua da noi, ma non trovi manco uno che ha letto la Bibbia». Da lì una serie di racconti e battute inaugurati al Maurizio Costanzo Show e spesi poi tra cabaret e libri.
La sua passione gli è valsa qualche attrito con la chiesa cattolica: «un vescovo mi mandò una lettera con tanto di timbro di ceralacca, in cui diceva che ero fuori dalla famiglia della Chiesa. Non che la cosa mi abbia preoccupato, anzi», chiosa il comico.
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