
È morto a 76 anni George Foreman, pugile leggendario, campione dei pesi massimi noto per i suoi successi ma soprattutto per una sconfitta: quella subita per mano di Cassius Clay, in un match che viene ricordato ancora oggi, a cinquant’anni di distanza, come una sfida storica.
Clay demolì Foreman sportivamente e umanamente, ma – lo ammetteva lui stesso – quel rovescio fu anche “una benedizione”: «ci mise due anni a tornare sul ring per poi scenderne quasi subito, e poi ritornarci da pastore evangelico con i guantoni». Repubblica riporta che «la conversione era avvenuta nel ’77 a Portorico, quando perse con Jimmy Young: “Per la prima volta sul ring sentii puzza di morte, nello spogliatoio ero esausto, mi sentivo bollire. Non ero mai stato credente, ma una voce mi chiese se credessi in Dio e se ero pronto a morire; risposi che avrei dato soldi per la carità, ma quella stessa voce disse che voleva me, non il mio denaro”».
Per i medici si era trattato di pensieri frutto della disidratazione, ma «per George era la chiamata della fede. Diventò un pastore evangelico, si mise a recitare sermoni, vendette la Rolls e la villa a Beverly Hills, regalò le sue 15 tv, si mise a predicare con una vecchia Ford». E, quando lo chiamavano al telefono, «se intonava il gospel di Aretha Franklin, “What a friend you have in Jesus”, capivi che era lui».
foto: repubblica.it (un momento del match tra George Foreman, a sinistra, e Muhammad Ali)