Si può partire dalla grammatica per parlare di società? Si può, se a reggere la penna è Gian Luigi Beccaria, linguista e critico letterario, il sapido divulgatore che a metà degli anni Ottanta accompagnava Luciano Rispoli nel celebre programma culturale “Parola mia”.
Beccaria parla di lingua, di usi, delle ragioni che stanno dietro ad alcune abitudini verbali ormai scontate e confronta l’italiano con le lingue straniere per cogliere affinità e dissonanze. La lingua, sostiene, spesso è una convenzione, un patto, e «sbagliare equivale a infrangere un comportamento sociale»: un po’ come per le buone maniere, anche la lingua ha le sue regole, e le sue incoerenze non ne inficiano il valore.
In fondo, fa capire Beccaria, la lingua è specchio della società che la parla: con le sue norme (spesso disattese) e i suoi equivoci, i suoi dubbi e la sua complessità, le sue ipocrisie e le sue ricchezze, la sua saggezza e i suoi localismi. L’italiano come gli italiani. Con tutti i loro pregi e difetti.
Il mare in un imbuto
Autore: Gian Luigi Beccaria
Anno: 2010
Pagine: 239
Prezzo: € 18