Non è una questione politica, ma storica. E anche se la memoria storica si veste spesso di politica, non si può non provare ammirazione verso l’iniziativa di Simone Cristicchi, cantautore e ora anche autore teatrale, dedicata al ricordo dell’esodo istriano, fiumano e dalmata e alle tragedie avvenute sul confine orientale all’indomani dell’occupazione titina.
L’operazione, apprezzata e (marginalmente) contestata è sfociata anche in un libro intitolato come l’orazione civile che ha girato i teatri italiani, “Magazzino 18”, richiamando il luogo della memoria che ancora raccoglie i ricordi di chi lasciò la sua terra e, partito per altri lidi, non tornò più a Trieste a reclamare masserizie ed effetti personali.
Cristicchi, insieme al giornalista Jan Bernas, porta a teatro e ferma su carta il ricordo di decine di testimoni; storie a tinte forti e commoventi, drammatiche e a lieto fine, diverse tra loro come i loro protagonisti – vittime delle foibe, profughi, rimasti e disillusi – ma accomunate dal comune denominatore delle emozioni – dolore, incertezza, inquietudine, paura – e dai valori. Valori a volte evidenti, molto più spesso presenti in filigrana: la dignità, l’onestà, la pietà, l’umiltà, come pure la remissività di fronte a un destino infelice accompagnata da un insopprimibile desiderio di voltare pagina, rimboccarsi le maniche e ripartire senza lamentarsi, affrontando le nuove, quasi mai favorevoli, condizioni.
Una disposizione d’animo che merita almeno l’onore del ricordo e che, oltre mezzo secolo dopo, varrebbe ancora la pena di prendere come esempio.
Magazzino 18
Autore: Simone Cristicchi
Anno: 2014
Pagine: 158
Prezzo: € 16,5