Il Natale, certo, ha le sue origini bibliche, e troppo spesso si tende a dimenticarle. Ma attorno al Natale si è sedimentato, nel corso dei secoli, un insieme di usi, costumi, tradizioni, abitudini, leggende; al Natale si sono ispirati arte e cultura, e – su questo è difficile non convenire – con il Natale si sono dovute confrontare anche culture diverse, lontane dal cristianesimo.
Il Post, con un volume della serie “Cose spiegate bene” edito da Iperborea, ha voluto fare il punto su tutto ciò che sta attorno al Natale, il contorno che guarnisce e ormai caratterizza il periodo, sempre più lungo, che precede il 25 dicembre. E lo ha fatto fin dal titolo: A Natale tutti insieme, perché il Natale oggi è, in buona parte, fatto di una socialità declinata in molteplici forme.
Un appunto, inevitabile, al lavoro del Post è lo spazio risicato concesso a quelle che, nel volume, vengono riconosciute come “le basi“: il racconto della Natività, con tutto ciò che la circonda, dall’annuncio degli angeli all’arrivo dei Magi, partendo – volendola prendere alla larga – dai profeti e arrivando alla fuga in Egitto. Quel poco che compare nel volume viene proposto con un approccio molto neutrale (verrebbe da dire critico, almeno in senso tecnico) sfoltendo giustamente alcuni falsi miti parabiblici – come il bue e asinello o la “stella” che no, non era una cometa – ma mettendo altresì in dubbio episodi evangelici come la strage degli innocenti, né sembra venire consigliato, a margine, qualche volume per approfondire l’argomento che, visto il livello culturale biblico nostrano, non sarebbe stato così superfluo.
Fatta questa doverosa premessa, si può dire che la lettura del volume scorre piacevolmente tra elementi storici e curiosità più o meno note (le diverse date in cui si festeggia il Natale nell’ecumene cristiano, i nomi attribuiti ai magi nelle diverse tradizioni culturali) e analisi sociali (perché i film di Natale, così simili tra loro, hanno tanto seguito? Perché alcuni amano le canzoni natalizie e altri le detestano?), senza dimenticare tradizioni e consuetudini, dal presepe al panettone, dai regali alle renne, passando per i modi di dire (l’uso dell’aggettivo “merry“, tipico degli auguri natalizi, ha un’origine biblica).
Non mancano i ricorsi storici meno noti, come quando nel Seicento i puritani ispirarono l’abolizione della festività “in quanto festa cattolica ormai degenerata” e “di cui nella Bibbia, peraltro, non si faceva menzione”, o quando, più di recente, nel 1971, “un’associazione cristiana sudcoerana” rischiò di provocare un incidente diplomatico tra le due Coree allestendo, al confine, “una torre illuminata come un albero di Natale”, gesto “considerato dai nordcoreani un basso tentativo… di diffondere il cristianesimo tra i suoi abitanti”. E, sull’altro fronte, difficile non citare le ancora più recenti accuse di complotto anticristiano che, dagli USA, sono arrivate fino a noi appassionando il dibattito politico.
Natale però, ricorda il Post, per molti è anche solitudine, e per altri il momento di mostrare amore cristiano dedicando qualche ora a chi è solo o sta male. E, per chi ha una famiglia, è spesso il momento dell’affetto – o almeno di una tregua – e occasione per rievocare tradizioni familiari che riconciliano con le proprie origini.
Insomma, il Natale va al di là del mero dato spirituale o religioso, diventando qualcosa di ampio e sfaccettato che assume connotati diversi in base a chi lo vive. Di certo è una festa paradigmatica, capace di adattarsi e – absit iniuria verbis – laicizzarsi, diventando così una cartina di tornasole utile a comprendere una società sempre più stratificata, dove culture diverse si confrontano e a volte, sull’onda dell’integrazione, abbracciano una festa estranea alle loro tradizioni. A conferma del fatto che la festa, come ricorda il direttore Luca Sofri, è riuscita “a conservare un approccio non divisivo e partigiano”, dimostrando una “capacità di evolversi”.
Alla fine della festa (e del volume), però, rimane il fatto – e su questo è difficile non dare ragione alla riflessione di Michele Serra – che il Natale, e ciò che rappresentava in origine, dovrebbe essere una cosa seria, mentre di quel ricordo “rimane davvero pochissimo”, eclissato da Babbi Natale e regali, consumismo e pance piene. «Se fossi cristiano – ammette Serra – non mi piacerebbe per nulla la piega presa dagli eventi. La cosa strana è che non mi piace anche se mi considero, anzi sono, persona non coinvolta». Sì, perché «la notte del 24 dicembre si festeggia la sua nascita [di Gesù], nient’altro», ricorda mestamente, «e mi viene la tentazione… di farlo presente».
Chissà se questa tentazione, dopo aver dato uno sguardo al volume, diventerà uno stimolo anche per chi si riconosce pienamente nel Messaggio del festeggiato.
Piccola nota a margine: quando si parla di religione, nemmeno la diligente redazione del Post sfugge agli scivoloni. È così che i quattro Vangeli canonici, secondo la redazione, sono “quelli accettati dalla Chiesa cattolica“, e non – come dovrebbe essere noto – da tutte le chiese cristiane.
Il libro:
A Natale tutti insieme
Iperborea, 2023
224 pp, 19 euro