Henry Dunant. La croce di un uomo

By 20 Ottobre 2023Spazio libri

Quanto è difficile la vita di chi è destinato a fare la storia. Dietro all’esistenza di un personaggio, anche quando viene proposta in toni agiografici, si nascondono spesso amarezza, incomprensioni, invidie e, talvolta, qualche ossessione collegata alla voracità di una vocazione totalizzante, che lascia poco spazio alla vita, consumata dal fuoco di un’urgenza interiore che cerca costantemente nuovi modi di esprimersi.

Una dinamica quasi ineludibile che ha coinvolto anche Henry Dunant, ginevrino, premiato con il primo Nobel per la pace e ricordato ancora oggi per la fondazione della Croce Rossa e, più in generale, per il suo impegno a favore di un trattamento umano dei militari feriti nei conflitti bellici. A raccontare Dunant a tutto tondo, fornendo un ritratto definitivo del personaggio, è stata Corinne Chaponnière, saggista svizzera-canadese, in un volume monumentale per ampiezza e documentazione: Henry Dunant. La croce di un uomo (Luni editrice, 2021 – 640 pp, 30 euro) è un lavoro allo stesso tempo edificante e impietoso, dove si evidenziano le luci di un impegno senza tregua a beneficio dell’umanità e le ombre di un essere umano umbratile, blandito e allo stesso tempo travolto da una visibilità mondiale che, peraltro, il protagonista non rifugge (e, anzi, non manca di ricercare).

La vocazione di Dunant a fare rete si manifesta presto: fonda e coordina alcune tra le prime Unioni cristiane, gruppi di giovani evangelici che superano la formalità ingessata delle loro chiese di origine con lo scopo di pregare e leggere la Bibbia insieme; l’iniziativa, sorta spontaneamente nel solco del movimento del Risveglio, grazie anche all’infaticabile passione di Dunant assumerà respiro continentale e verrà ricordata anche per una sigla, YMCA, che per generazioni avrebbe motivato e stimolato la fede dei giovani cristiani in Europa e Oltreoceano.

Le alterne vicende imprenditoriali del protagonista – causa di una serie di rovesci che lo avrebbero tormentato per tutta la vita – sembrano pensate apposta per portarlo nel posto giusto al momento giusto, in quella Solferino dove centinaia di soldati – franco-piemontesi da un lato e austroungarici dall’altro – giacciono in attesa di soccorsi. La vista di quell’orrore ispira a Dunant, come noto, l’idea di un’organizzazione neutrale, riconosciuta dalle parti in conflitto, votata ad alleviare le sofferenze dei soldati feriti (e, in seguito, per garantire un trattamento umano ai prigionieri di guerra).

Da quell’idea nascerà non solo la Croce Rossa, ma anche l’idea delle Convenzioni di Ginevra, affinate nel tempo per garantire una parvenza di umanità anche nel mezzo dei conflitti. Dunant, tuttavia, non si fermerà lì: pur conoscendo alterni favori da parte dei regnanti e dell’opinione pubblica, pur dimenticato dal mondo e dagli amici, per tutta la vita continuerà a consumarsi inseguendo cause visionarie per il suo tempo (il ruolo della donna, il pacifismo), fino a quando un’ulteriore casualità – se di caso si può parlare – lo riporterà sui giornali di tutto il mondo proprio alla vigilia dei primi Nobel, fino a riconoscergli concretamente – sia pure in ritardo – l’onore e la dignità del suo impegno.

Chaponnière racconta tutto questo in un saggio che non enfatizza né indulge (anzi), non cela né ricama, e offre il valore aggiunto di un passo da romanzo (del resto, diremmo oggi, quella di Dunant è una storia da film), tenendo il lettore incollato al libro per tutte le sue seicento pagine.

Proprio in questi giorni la Croce Rossa celebra i suoi 160 anni di vita. Viene da pensare che la scelta (coraggiosa) di Luni editrice di proporre in italiano il volume sia l’omaggio migliore che si potesse fare all’organizzazione per ricordarne la storia, l’ispirazione e, ça va sans dire, il fondatore, un uomo che ha sacrificato il proprio sollievo per garantirlo agli altri.

Il libro:
Henry Dunant. La croce di un uomo
Corinne Chaponnière
Luni editrice, 2021
640 pp, 30 euro

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