
Il fascino discreto della lezione, vista dalla cattedra: Gustavo Zagrebelsky, giurista e docente, propone un agile saggio, quasi un divertissement, riflettendo a 360 gradi sul senso di quel momento unico che tutti noi, nella vita, abbiamo sperimentato e che non somiglia a niente altro. Sì, perché la lezione non è una chiacchierata ma nemmeno un recital, non è uno scambio di opinioni ma nemmeno un discorso pubblico. La lezione ha le sue liturgie peculiari, che spesso diamo per scontate e altrettanto spesso, in passato, si è pensato di poter smontare senza conseguenze; partecipare a una lezione richiede rispetto dei ruoli e senso di responsabilità.
Va da sé che, secondo Zagrebelsky, la lezione è un gioco di equilibri. Il docente deve mantenere la propria dignità ma nel contempo sapersi mettere in discussione; la platea deve rispettare il docente, ma allo stesso tempo deve poter interagire, nella giusta misura, per rendere la lezione un momento in cui non ci si limita a comunicare, ma si crea cultura.
L’autore rifiuta l’idea del docente-icona e della lezione preconfezionata (altrimenti, ironizza, è una perdita di tempo rispetto alla lettura del libro di testo), sottolineando il fascino discreto della divagazione che aggiunge un valore di conoscenza, di riflessione, di crescita fuori dagli schemi preordinati; allo stesso modo lo studente, spiega, dovrebbe collaborare arrivando preparato, in modo da non costringere il docente a rimanere sui fondamentali e consentire invece alla lezione di spiccare il volo in un confronto che può arricchire entrambe le parti.
Zagrebelsky parte dall’elogio della parola (“vero motore della comunicazione e della lezione”), la parola che crea, forma, fa crescere e senza la quale ogni cosa “esiste, ma non vive”; l’insegnamento, nota, è “circolazione di parole”, una circolazione da intendere in senso lato: la lezione non deve avere funzione omologante ma “suggerire tracce”. La lezione, illustra il giurista, deve avere la dinamica di una passeggiata e non di un arido tragitto tra due punti, deve svilupparsi in corso d’opera, un vero “momento fermentativo” che mette al bando la prospettiva nozionistica – ma anche ideologica – per vestire invece l’abito del pensiero di stampo ebraico, un pensiero problematico, in divenire, ben diverso dal pensiero logico e rigoroso della tradizione greca.
Solo con queste premesse e in questa cornice la lezione assumerà il senso che le è proprio e le permetterà di svilupparsi in maniera efficace, completa, soddisfacente per entrambe le parti, emanando – per dirla con Zagrebelsky – “un sapore che si gusta insieme agli uditori”.
Il libro:
Gustavo Zagrebelsky
La lezione
Einaudi, 2022
109 pp – 13 euro