L’ultima cosa bella sulla faccia della terra

By 4 Novembre 2023Spazio libri

Un ragazzo dal passato difficile e un presente da dimenticare entra con una tanica di combustibile nella chiesa battista della sua città durante una funzione. L’incendio che si scatena provoca morti e feriti, creando un trauma collettivo capace di perpetuarsi per lustri. Una tragedia che si fa cornice e, allo stesso tempo, perno attorno cui gira l’immaginario dei protagonisti de “L’ultima cosa bella sulla faccia della terra” (Adelphi, 2023; 135 pp, 16 euro), ultimo romanzo di un autore emergente, Michael Bible, un dramma corale che racconta una ferita destinata a rimanere aperta per generazioni.

Lo scenario è Harmony, una tipica comunità rurale dell’America profonda, dove santi e peccatori sono “indistinguibili”, ogni anima della tranquilla cittadina ha un proprio passato più o meno torbido e le storie spicciole si incrociano per le vie. Una città stagnante e monotona da cui i più giovani tentano di evadere attraverso gli eccessi, la violenza, un vortice di relazioni equivoche come quello che il protagonista e i suoi amici sperimentano per curiosità o, soprattutto, per noia, per tacitare il senso di vuoto che niente e nessuno riesce a riempire.

A dettare le loro azioni sono il dolore e l’allucinazione, la devastazione interiore che un giorno, fatalmente, si riflette nella cronaca, cambiando così la vita di un’intera città: del protagonista, innanzitutto, destinato al braccio della morte, ma anche dei suoi amici e di chi in quella tragedia ha perso i propri affetti e vive nel dolore.

Bible intreccia le vite del colpevole e delle vittime, spaziando cronologicamente tra la vicenda cardine, le origini del malessere, gli abusi, i lutti, la vita che continua (o, nel caso dell’assassino, si conclude).

Storie diverse che in un gioco di specchi, tra retrospettive e prospettive, si sfiorano, si incontrano, si scontrano, si ritrovano in una risacca esistenziale dove tutto va e tutto torna ma poco cambia.

Nella migliore tradizione del romanzo americano, Bible dipinge un ritratto introspettivo e dolente dell’animo umano fatto di eccessi e precipizi, solitudini e drammi, dove la relazione umana – algida o satura, senza vie di mezzo – non riesce mai a virare in positivo. Dando l’impressione che, alla fine, tutti siano vittime, perfino i colpevoli.

Bible non è (ancora, perlomeno) Marilynne Robinson, ma ha ritmo, sa caratterizzare i propri personaggi e indirizzare il racconto; pur nella desolazione di una storia senza speranza il suo linguaggio crudo e disperato non esclude riflessi di tenerezza. Suggerendoci che, forse, “l’ultima cosa bella sulla faccia della terra” alla fine è semplicemente il momento che impariamo ad apprezzare.

Il libro:
L’ultima cosa bella sulla faccia della terra
Michael Bible
Adelphi, 2023
135 pp, 16 euro

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