Il vicedirettore del Corriere, Magdi Cristiano Allam, e il percorso spirituale che lo ha portato a Cristo
«Cristiano»: Magdi Allam ci tiene, eccome, al nuovo nome che ha scelto in occasione del suo ingresso nella comunità cristiana, e che testimonia la sua nuova condizione di fede.
Si presenta, si racconta, e perfino nei messaggi sms si firma sempre “Magdi Cristiano”: non dimentica mai questo nome nuovo, segno visibile di una nuova vita cominciata nel 2007.
Egiziano, 56 anni, nato in una famiglia musulmana, è entrato in contatto già da bambino con i primi rudimenti di una conoscenza biblica che lo accompagnerà passo dopo passo, accompagnandosi man mano a esperienze dirette e testimonianze di cristiani coerenti.
Oggi Magdi Cristiano definisce questi tasselli come «un insieme di fatti» e non, tiene a precisare, come coincidenze casuali: «perché per un cristiano il caso non esiste, a un certo punto della vita si scopre che tutto faceva parte di un piano preordinato». Tra questi avvenimenti casuali solo all’apparenza, la possibilità di frequentare in Egitto una scuola privata cristiana, e poi gli studi e la laurea in Italia, il matrimonio con Valentina, l’incontro con decine di persone che lo hanno “convinto della bontà della fede cristiana” con i fatti.
E poi ancora, tra le tessere di questo mosaico, la sua vocazione alla difesa dei diritti inalienabili come la vita e la libertà di espressione: una chiamata che lo ha portato a scrivere e a organizzare, l’anno scorso, un raduno in piazza a Roma – lui ancora musulmano – a favore dei cristiani perseguitati. Una chiamata che ha pagato e paga ogni giorno da cinque anni con una vita sotto rigorosa scorta, per evitare che qualche estremista diligente metta in pratica la fatwa lanciata contro di lui. Una scorta scrupolosa e attenta, che non lo lascia un momento e di recente lo ha accompagnato fino sulla soglia della sala parto, in occasione della nascita del suo ultimo figlio.
Qualche mese fa Magdi Allam stava scrivendo un libro sul suo burrascoso rapporto con l’islam (che scrive rigorosamente in minuscolo) e con i musulmani, quando si è trovato al centro dell’attenzione per la sua scelta di testimoniare pubblicamente la sua fede cristiana con il battesimo: di lì la decisione di riscrivere, in dieci giorni, il libro. Nasce così “Grazie Gesù”, edito da Mondadori, instant-book che a partire da quella serata per lui così importante, gli permette di raccontare il suo percorso di fede, il suo impegno per la difesa della vita, il suo controverso rapporto con l’islam, il suo presente e le speranze per il futuro.
In un periodo che lo vede intensamente impegnato tra presentazioni, conferenze, incontri e il suo lavoro di giornalista, Magdi Cristiano ci ha gentilmente dedicato alcuni minuti per riflettere su alcuni aspetti della sua conversione.
Magdi Cristiano, il suo percorso cristiano culminato nella conversione che racconta in “Grazie Gesù” rispecchia una scelta di fede radicale, comune nella sua essenza a quella di molti cristiani, anche in campo evangelico. Il sottotitolo del libro, “la mia conversione dall’islamismo al cattolicesimo” potrebbe però dare adito a qualche dubbio sulla sua posizione rispetto alle realtà cristiane non cattoliche, che condividono l’idea di cristianesimo come conversione. Qual è la sua posizione nei loro confronti?
Mi fa piacere precisarlo: da parte mia non c’è nessuna preclusione nei confronti degli altri cristiani, né di nessuno; certamente l’adesione alla fede in Gesù è un contesto ampio che ha una sua “legittimità” intesa sul piano sostanziale nella comune partecipazione al messaggio e alla testimonianza di Gesù. Non c’è nessuna preclusione nei confronti di alcun uomo di buona volontà, e mi permetto di estendere la mia vicinanza anche a chiunque sia partecipe di quei valori non negoziabili che hanno una loro valenza sul piano anche squisitamente umano, perché esprimono l’essenza stessa della nostra umanità: mi riferisco alla fede nella sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale, alla considerazione della dignità della persona come fondamento della civile convivenza, al rispetto della libertà di scelta della persona. Tutti coloro che condividono questi valori non negoziabili, consapevolmente o meno, sono in qualche misura partecipi di un’autentica spiritualità cristiana.
Il suo primo libro dopo la conversione al cristianesimo si intitola “Grazie Gesù”: un ringraziamento semplice, quasi infantile, ma di una profondità immensa. Il nome che ha scelto scelto per la sua nuova vita è “Cristiano”: semplice, per qualcuno banale, ma impegnativo e netto nell’esprimere il suo nuovo impegno. Insomma, i suoi primi passi nella fede cristiana sembrano caratterizzati da scelte all’apparenza semplici, ma in realtà impegnative.
Probabilmente oggi la semplicità è un’operazione difficile, perché siamo avviluppati in un mondo che è preda del relativismo, e che mettendo sullo stesso piano tutto e il contrario di tutto punta a far apparire l’insieme complesso: la verità finisce per non essere considerata in modo univoco, e si riconoscono invece tante “verità” paritarie.
In questo infingimento ideologico che travisa la realtà dei fatti, assumere una posizione che da un lato sia estremamente chiara e dall’altro sia altrettanto semplice finisce per equivalere a un atto di coraggio. Questo deve farci comprendere il livello di degrado relativista a cui siamo approdati: una realtà che non ci consente neppure di essere in modo genuino e semplice noi stessi.
Io ho voluto che ci fosse un’estrema chiarezza e semplicità in merito a una scelta che è una scelta di fede, vita, verità, e anche di libertà.
Nella Bibbia non ci sono due conversioni che siano identiche tra loro. Quale esempio biblico vede più vicino al suo percorso di fede?
Onestamente non sono in grado di dare una risposta a questa domanda. Non conosco ancora così bene la Bibbia: certamente ho tanto da imparare, e lo farò ogni giorno sempre di più. Però ho sempre fatto e continuerò a fare quel che sento dentro, e che corrisponde alla libertà e alla verità. Come ho descritto nel mio libro, la mia esperienza di fede rappresenta un percorso di 56 anni, e consiste in un continuo sedimentarsi di me di strati di spiritualità di fede cristiana, grazie all’incontro con testimoni di fede che grazie alle loro opere mi hanno convinto della bontà della fede in Gesù. Fino alla scelta finale di abbracciare la fede cristiana e alla manifestazione pubblica di questa decisione, espressa con il mio battesimo.
“Mi sento come un bambino ai suoi primi passi”, ha scritto nel suo libro. Quali sono le prime difficoltà che ha riscontrato in questi primi mesi di (nuova) vita?
Prima di accennare alle difficoltà, mi pare giusto parlare della gioia: una gioia che deriva dalle manifestazioni di solidarietà, affetto, vicinanza da parte di tantissimi cristiani. Anche di alcuni amici musulmani ed ebrei hanno correttamente compreso il senso della mia conversione e hanno rispettato la mia scelta: questo è il dato che più di ogni altro mi ha confortato e mi ha fatto comprendere che c’è una parte sana in seno alla nostra società.
Mi ha invece rattristato la reazione di alcuni musulmani cosiddetti moderati, che sono stati estremamente critici nei miei confronti, dichiarando non mi sarei dovuto convertire: sono stati loro, per primi, a evocare la terribile parola “apostasia”, che nella logica coranica corrisponde alla condanna a morte. Mi rammarico anche perché, all’interno della chiesa cattolica stessa, ci sono stati dei religiosi che hanno criticato il mio battesimo ritenendo che sarebbe stato preferibile avvenisse quasi nel silenzio, quasi che fosse una vergogna da nascondere la conversione di un musulmano: hanno letto come una provocazione un atto simile compiuto da un islamico noto per essersi da anni prodigato contro l’estremismo e a favore di una fede compatibile con la ragione. Qualcuno ha parlato addirittura di complotto: penso sia la distorsione massima e più abbietta, che un occidente succube dell’islamicamente corretto poteva fare.
Nel difendere la sua decisione di ricevere il battesimo pubblicamente, con ampia risonanza mediatica, si sentivano riecheggiare le parole dell’apostolo Paolo: “Io non mi vergogno”. Il 90% degli italiani si definisce “cristiano”, ma vive una condizione non in linea con il credo che dice di professare. Sembra quasi che le sue parole siano una lezione per i cristiani non coerenti, prima ancora che per i laici.
Certamente, credo che sia così e che questo fosse anche l’intento di Benedetto XVI: il fatto che abbia voluto dare una chiara lezione alla chiesa cattolica, al mondo cristiano e all’insieme del mondo libero affermando che la libertà religiosa in tutte le sue manifestazioni, compresa la conversione di un musulmano, non può essere in alcun modo limitata da considerazioni politiche, diplomatiche o legate alla sicurezza. Se così fosse, si finirebbe per riscontrare una flagrante violazione di un diritto fondamentale della persona: questo messaggio deve attecchire in primo luogo tra gli stessi cristiani.
Gesù chiese ai suoi discepoli: “e voi, chi dite che io sia?”. Per Magdi Cristiano Allam chi è, principalmente, quel Gesù che ringrazia fin nel titolo del suo libro?
Per me Gesù rappresenta essenzialmente Dio che nella sua infinita bontà e misericordia si fa uomo, condivide da uomo un’esperienza terrena, si fa testimone dell’autentica fede, che corrisponde a una religione della verità, vita, amore, libertà di scelta; un Dio che tramite il suo donarsi totalmente all’altro portando la croce ci indica il percorso per la redenzione dell’umanità. Un Dio che quindi è vicino, che ci ama, che ci ascolta, che sta in mezzo a noi. Un Dio che non soltanto rigetta la cultura dell’odio, della violenza, della morte, ma si fa promotore di un’autentica fede della vita: risuscita dai morti e tramite la sua risurrezione ci indica la certezza nell’aldilà.
Cristo per me è un testimone, che ha dato l’esempio a tanti altri testimoni che oggi continuano a riflettere il messaggio di Dio.
Io mi auguro che nel mio piccolo, anche tramite quella che è il mio impegno di giornalista e oratore, attraverso i miei scritti, gli incontri pubblici e le altre occasioni, io possa essere partecipe di questa testimonianza di fede: sono convinto che il nostro mondo abbia bisogno di autentici testimoni di fede, con la capacità e il coraggio di manifestare la verità e di assumersi in modo responsabile una missione; testimoni che siano protagonisti di un percorso capace di affermare la centralità dei valori nella nostra vita: della persona, della vita, della società, della cultura.
Paolo Jugovac
28/5/2008
Magdi Cristiano Allam
Grazie Gesù
Mondadori, 2008