Noia mortale

By 29 Marzo 2010Editoriali

A metà marzo tre quattordicenni dalla situazione familiare disagiata hanno rubato un’auto per lanciarsi a tutta velocità contromano a fari spenti sulle strade del milanese: le loro scorribande sono andate avanti per sette notti consecutive, fino a quando i Carabinieri non li hanno fermati.

Ieri a Genova un gruppetto di ragazzi (e ragazze) dai 13 ai 16 anni ha deciso di trascorrere la serata attraversando a piedi l’autostrada, fino a quando la Polizia non li ha scoperti e portati in Questura.

Posti di fronte alle loro responsabilità e al pericolo corso, i ladruncoli lombardi e la banderella ligure hanno capito. I primi sono scoppiati in lacrime, i secondi hanno reagito diversamente a seconda dell’età e del sesso, piangendo o minimizzando.

Due vicende diverse in regioni diverse; reazioni differenti, ma con un comune denominatore. Ben riassunto dalla Polstrada di Genova: «Quando gli abbiamo detto che giocando con la morte non si è più adulti, alcuni, i più grandi di 16 anni, ci hanno risposto che quel gesto spericolato li faceva sentire più vivi, meno annoiati, anche se solo per un momento».

Anche i ragazzotti milanesi avevano risposto ai militari in maniera simile: «Ci annoiavamo e non sapevamo cosa fare alla sera».

Proprio così: la noia, quello che per Leopardi era “Il più sublime dei sentimenti umani”, ormai è vista come il peggiore dei mali, la meno augurabile delle condizioni. E, nell’epoca in cui chi non è connesso è tagliato fuori, dove cinque minuti rappresentano la soglia massima di attenzione, dove nessuno ascolta più la seconda parte di una frase, piuttosto che soccombere alla noia qualcuno ha pensato che esagerare sia l’unico antidoto. Qualsiasi cosa, piuttosto che annoiarsi.

Meglio rischiare un handicap correndo contromano a tutta velocità.

Meglio il carcere e una vita di rimorso per aver ucciso persone colpevoli solo di trovarsi sulla corsia giusta di una strada sbagliata al momento sbagliato.

Meglio, addirittura, il rischio di farsi investire in autostrada: ossia una morte certa per chi ci si avventura e uno strascico di infinito dolore per i familiari.

Certo, non ci si pensa. In un’età ormonale e adrenalinica come l’adolescenza i rischi vengono sottovalutati, né viene considerato il pericolo di una condotta oltre i limiti.

Eppure c’è qualcosa di diverso rispetto al passato. Un errore, certo, si può commettere per provare l’eccesso, per l’ebbrezza della trasgressione, per arrivare dove altrimenti ci sarebbe precluso, o per sentirsi più grandi.

Ma una cosa è farlo con un approccio positivo, per creare, scoprire, crescere; altra cosa è provarci per battere quella mancanza di stimoli, valori, interessi, prospettive che, impastata e spalmata su un’esistenza infelice, si traduce in noia.

Forse dovremmo fare qualcosa. Dovremmo raggiungere i giovani lì dove sono e dire loro che c’è speranza, che la vita vale la pena di essere vissuta, che il disagio di una quotidianità monotona non è una conseguenza ineluttabile dell’esistenza, che non siamo nati per soffrire.

Dovremmo. Ma forse anche noi siamo troppo annoiati, pigri, o semplicemente troppo imbarazzati per esercitare nel bene la metà di quel coraggio che, nel male, quei ragazzi hanno dimostrato di possedere.

biblicamente – uno sguardo cristiano sull’attualità

Leave a Reply

Evangelici.net è un portale di informazione e approfondimento che opera dal 1996 per la valorizzazione del messaggio, dell’etica e di uno stile di vita cristiano

Sostieni il portale ➔