Ddl Zan, entra in campo il Vaticano

By 1 Luglio 2021Dall'Italia, Focus

La querelle sul ddl Zan assume uno spessore internazionale: mentre il disegno di legge è fermo alla commissione giustizia del Senato, al Governo è giunta una nota verbale della Santa Sede – Paese con cui intratteniamo rapporti diplomatici, ha ricordato il presidente del consiglio Draghi – nella quale si esprime perplessità per alcuni aspetti della normativa in esame; in particolare il documento segnala che «alcuni contenuti dell’iniziativa legislativa… avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla chiesa cattolica e ai suoi fedeli», in quanto «diverse espressioni della Sacra Scrittura, della tradizione ecclesiale e del magistero autentico dei papi e dei vescovi considerano, a molteplici effetti, la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina».

L’atto diplomatico, che non è firmato ma ha il timbro della Segreteria di Stato vaticana, invita “la parte italiana” a “trovare una diversa modulazione del testo” che «continui a garantire il rispetto dei Patti lateranensi».

Nessuno probabilmente si aspettava un intervento esplicito attraverso canali diplomatici, un passo che ha complicato il quadro generale: «se i punti contestati dalla Santa Sede fossero accolti, governo e Parlamento ammetterebbero un’ingerenza negli affari interni italiani. Se non lo facessero, vacillerebbero i Patti che da quasi un secolo guidano le relazioni fra Italia e Vaticano», riassume La Stampa. E se da un lato la mossa ha dato un sostegno autorevole a chi sostiene la necessità di modificare il disegno di legge (quasi tutti gli esponenti di centrodestra), dall’altro ha messo in imbarazzo le massime cariche dello Stato, che hanno dovuto ribadire l’ovvio (“il nostro è uno Stato laico”, ha ricordato Draghi, sottolineando comunque l’esistenza di organi preposti a controlli e garanzie). Un ballo retorico in cui si incrociano posizioni, interessi di parte, diritti, accordi, richieste legittime, ragion di Stato insieme alle inevitabili strumentalizzazioni.

Anche a sinistra, la sinistra che continua ufficialmente a sostenere il disegno di legge, i malumori sono diffusi: l’area cattolica, secondo il Corriere, “ribolle”, e il voto al Senato si appresterebbe a diventare un Vietnam. Qualche dubbio viene espresso anche da parte del sempre attivo Carlo Calenda, secondo cui la tutela dell’identità di genere potrebbe mandare in corto circuito alcune leggi per la tutela della diversità: “se un uomo si sente donna può chiedere di candidarsi nelle quote rosa?”, chiede.

La discussione, però, per una settimana si è spostata soprattutto sul terreno della laicità, filone sempre prodigo di argomenti e nuove sfumature. A invocarla è stato en passant anche Fedez, ormai stabilmente attivo sul fronte politico; all’analisi un po’ grossier del rapper ha tentato di replicare uno dei principali collaboratori del papa, Nunzio Galantino: «bisogna distinguere tra laicità di spazi e di contenuti», ha ricordato in un’intervista al Corriere. Se per laico si intende neutro o neutrale, non esistono contenuti laici. Esistono spazi di laicità, sempre sacrosanti, dove tutti devono ricevere e dare rispetto». Galantino ha anche provato a spiegare il concetto con un esempio: «lo spazio può essere quello del mercato, dove tutti hanno il diritto di andare ed esporre la loro merce. Nessuno però può pretendere che io presentando la mia non dica che è una merce di valore e, se possibile, anche migliore di quella degli altri, nel rispetto di tutti».

foto: vaticannews.va

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