L’80% delle azioni violente ispirate dall’odio religioso ha una matrice anticristiana: lo denuncia il rapporto sui cristiani perseguitati commissionato a dicembre dal ministro degli esteri britannico Jeremy Hunt e presentato a Londra lunedì scorso. Il dossier illustra una situazione drammatica, che ha spinto il ministro a ribadire la sua intenzione di impegnare senza riserve la Gran Bretagna per arginare il fenomeno.
In un’intervista rilasciata a margine della presentazione, Hunt ha spiegato il suo piano d’azione: «in primo luogo – ha dichiarato -, dobbiamo intervenire sui Paesi con cui abbiamo relazioni diplomatiche strette e a cui forniamo aiuti; dobbiamo usare il nostro peso diplomatico per assicurarci che la libertà di espressione religiosa, e in particolare la difficile situazione dei cristiani, siano in primo piano nell’agenda politica nei luoghi dove sappiamo che fanatismo, persecuzioni, vessazioni li penalizzano».
Hunt ha aggiunto di aver potuto “discutere di libertà religiosa” con i leader di Afghanistan e Libia, «due Paesi – sottolinea – ai primi posti nella WWList di Porte Aperte». Il ministro ha concluso sottolineando come nel rapporto si sia deciso di incoraggiare l’utilizzo di un termine specifico per questo genere di persecuzione – “Cristofobia” – in modo da segnalare con forza «che esiste una specifica questione legata al cristianesimo che va oltre il sostegno alla libertà di espressione religiosa». Soddisfazione di Porte Aperte, in particolare per la constatazione che il dibattito sulla persecuzione sta perdendo la sua connotazione di nicchia per assumere un ampio rilievo nell’agenda dell’Occidente.
foto: premier.org.uk