Fu vera cometa? La scienza ora dice sì

By 25 Dicembre 2005Rassegna Stampa

MILANO – Sospesa sul tetto della capanna della Natività o stampata sullo sfondo di un cielo di carta blu, la tradizionale stella cometa campeggia in ogni presepe del mondo. Ma fu veramente una cometa con chioma e coda quella che indicò ai Magi la strada per Betlemme? Oppure si trattò di un altro fenomeno astronomico? Con la ricorrenza del Natale si riapre puntualmente questo dibattito fra gli studiosi di storia dell’ astronomia che la pensano in maniera diversa. Negli anni scorsi sembrava prevalere l’ipotesi di una congiunzione planetaria, cioè un incontro ravvicinato fra Giove, Saturno e Marte. Ma ora sembra tornare d’attualità la vecchia credenza della cometa, Vediamo perché.

LA TRADIZIONE EVANGELICA – ll primo, in ordine cronologico, a parlare di un fenomeno celeste associato alla nascita di Gesù è stato San Matteo (I secolo dopo Cristo), autore del primo Vangelo, il quale scrive che i Magi, giunti a Gerusalemme chiesero: «Dov’è il neonato re dei Giudei? Poiché vedemmo la sua stella nell’Oriente e siamo venuti per adorarlo». Dopo un incontro con il re Erode, il quale «si informò minutamente da loro circa il tempo dell’apparizione della stella», i Magi ripresero il cammino «…ed ecco la stella, che avevano vista in Oriente, andar loro innanzi finché, arrivati sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò». Matteo, dunque, parla una stella («aster» nel testo pervenutoci in greco), che mostrava un moto diverso rispetto alle altre, e però non specifica di che natura fosse. Poiché il racconto di Matteo è abbastanza dettagliato, se il corpo celeste fosse stato accompagnato dalla chioma e dalla coda, probabilmente sarebbe stato identificato come cometa, piuttosto che come un generico aster. Quanto ai testi degli altri evangelisti (Marco, Luca e Giovanni), in essi non c’è nessun cenno a fenomeni astronomici contemporanei alla Natività.

DA STELLA A COMETA – Chi avanza, per primo, l’ipotesi della cometa, nel III secolo dopo Cristo, è Origine di Alessandria, uno dei maggiori apologeti del cristianesimo. Nel suo libro «Contro Celso», scagliandosi contro le superstizioni popolari che indicano le comete come astri portatori di sventura, Origine afferma che, al contrario, esse possono presagire buone novelle, come nel caso dell’apparizione della stella cometa che annunciò la nascita di Gesù. Qualche secolo più tardi, un altro padre della Chiesa, il bizantino Giovanni Damasceno (VII secolo dopo Cristo) scrive, nella «Esposizione della Fede», che la stella apparsa ai Magi, considerato il suo corso, non poteva che essere una cometa. Ma si tratta, ancora una volta, di un’ipotesi non suffragata da testimonianze. Fin qui il dibattito resta limitato a dotti uomini di fede. Sarà necessario l’intervento di un grande artista come Giotto di Bondone (1267-1337) per radicare nella tradizione popolare la leggenda della cometa di Natale. Infatti, nell’Adorazione dei Magi, uno degli stupendi affreschi realizzati da Giotto all’interno della Cappella degli Scrovegni di Padova, l’artista raffigura, per la prima volta, l’astro di cui parla il Vangelo di San Matteo come una luminosa cometa Da allora, sia nell’iconografia artistica, sia nelle rappresentazioni sacre o popolari del presepe, sarà quasi sempre presente una cometa con la coda. E’ da notare che, prima di Giotto, altri artisti, ispirandosi al testo evangelico di Matteo, avevano raffigurato la Natività inserendo nel cielo di Betlemme una semplice stella. Per esempio, in un mosaico del VI secolo che si trova nella Basilica di S. Apollinare Nuovo a Ravenna, sulla capanna di Gesù Bambino campeggia una piccola stella gialla contornata da una sagoma otto punte. Secondo gli storici dell’astronomia, la scelta della cometa da parte di Giotto fu ispirata, più che dalla conoscenza delle ipotesi di Origene e Giovanni Damasceno, dal fatto che l’artista fu testimone oculare dello spettacolare passaggio della cometa di Halley nel 1301 e ne rimase talmente impressionato da prenderla a modello nell’affresco dell’Adorazione.

UN PROBLEMA DI DATA – Ma perché,secondo alcuni astronomi, la stella di Gesù non fu cometa? E, se si esclude questa ipotesi, quale altro rilevante evento astronomico bisogna prendere in considerazione? Per rispondere bisogna innanzitutto ricostruire la vera data della nascita di Gesù che, secondo quanto è stato accertato ormai da tempo, è sicuramente sbagliata. Ad assegnare alla Natività la data del 753 dopo la fondazione di Roma, che segna l’origine del nostro calendario, fu il monaco e astronomo Dionigi il Piccolo nel VI secolo. Ma già nel XVII secolo Giovanni Keplero, lo scopritore delle leggi sui moti dei pianeti, contestava questa scelta e suggeriva di anticipare la nascita di Gesù di qualche anno, in modo da farla coincidere con una congiunzione dei pianeti Giove, Saturno e Marte che, secondo lo scienziato, era il fenomeno celeste descritto da Matteo. Che Gesù sia nato qualche anno prima si ricava dal riferimento a un preciso e databile evento storico contenuto in un altro Vangelo, quello di San Luca. Scrive Luca: «In quel tempo fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l’Impero». Ebbene, un’antica iscrizione su una stele, rinvenuta di recente presso la città di Ankara, conferma che quel censimento impegnò i funzionari romani in Oriente dal 7 fino al 6 avanti Cristo. Quindi sarebbe proprio questo l’intervallo di tempo in cui bisogna collocare la nascita di Gesù.

SUPERNOVA O CONGIUNZIONE PLANETARIA? – A questo punto si può calcolare, a posteriori, quale fenomeno celeste rilevante si verificò tra il 7 e il 6 avanti Cristo. Poiché non risulta che in quel periodo vi furono passaggi di comete molto luminose, rimangono due possibili candidati.
1. Una «stella nuova» (o supernova) che, stando alle cronache di astronomi cinesi, sarebbe apparsa attorno al 5 avanti Cristo.
2. Una lunga congiunzione di pianeti, prima fra Giove e Saturno, poi anche con Marte, avvenuta tra l’8 e il 6 avanti Cristo. I primi due pianeti erano così stretti da sembrare un’unica stella.
Il primo candidato è il meno favorito perché, a parte la leggera sfasatura della data, la supernova è una stella priva di moto apparente rispetto alle altre stelle fisse: non si sposta da una parte all’altra del cielo. Il secondo candidato potrebbe essere quello giusto perché il moto apparente dei pianeti rispetto alle stelle fisse è compatibile con gli spostamenti dell’astro della Natività di cui parla Matteo. Dopo quasi cinque secoli, ritornerebbe, dunque, d’attualità la vecchia tesi di Keplero, confortata da nuove testimonianze storiche e dai più recenti calcoli astronomici. Ma non è finita qui. Di recente tutta la vicenda è stata studiata a fondo, sia sotto il profilo storico, sia sotto quello astronomico dal professor Giovanni Battista Baratta, dell’Osservatorio astronomico di Roma, con la pubblicazione di diversi articoli su riviste scientifiche nazionali e internazionali. Secondo Baratta la data di nascita di Gesù indicata a Dionigi il Piccolo e da Keplero sarebbe sicuramente sbagliata: quella vera si deve collocare adirittura il 12 avanti Cristo, anno in cui, in uno dei suoi ciclici passaggi, transitò nel cielo la splendente e bellissima cometa di Halley. Se così fosse, l’iconografia tradizionale rappresenterebbe anche la verità storica.

di: Franco Foresta Martin
da: Il Corriere della Sera (www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/12_Dicembre/23/cometa.shtml)
data: 24 dicembre 2005

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