
«Studio quest’opera da più di trent’anni. È difficile, ci sono sei personaggi enormi, più il frate. Non credo che il punto centrale sia l’amore tra Elisabetta e Carlo. Credo che il protagonista sia Dio, cioè il modo in cui ogni protagonista, in maniera diversa, si relaziona a Dio. È lo specchio della relazione di Verdi con Dio, che non è quella di un praticante ortodosso. Se Elisabetta è la più vicina all’idea della fede, l’inquisitore è il meno religioso di tutti e il più politico». Così Myung-whun Chung, direttore d’orchestra coreano, racconta al Corriere la dimensione spirituale del Don Carlo verdiano.