560 anni fa cambiava la storia del libro

By 23 Febbraio 2015Cultura

MILANO – Era il 23 febbraio 1455 quando Johannes Gutenberg, dopo tre anni di intenso lavoro, licenziò il suo primo e più ambizioso progetto: la stampa a caratteri mobili di un libro. Un lavoro che avrebbe rivoluzionato non solo la tipografia, ma la stessa diffusione della cultura, e che gli avrebbe riservato un posto nella storia.

Per il suo progetto Gutenberg, nato a Magonza attorno al 1400, scelse il libro per antonomasia, la Bibbia: il risultato fu il primo volume stampato a caratteri mobili, la Bibbia a quarantadue linee nota oggi come B42, considerata dall’Unesco una delle “memorie del mondo”.

Si trattava di un lavoro di portata non indifferente: centinaia di fogli suddivisi in due volumi, stampati in circa 180 esemplari (una cinquantina dei quali hanno resistito fino a oggi), realizzati applicando alla tipografia tecniche già note in altri campi; con queste l’editore riprodusse il testo della Vulgata di San Gerolamo in un tempo sensibilmente minore rispetto alle necessità di un amanuense, riscuotendo inoltre unanimi entusiasmi per la qualità del risultato.

Le sue tecniche sarebbero state perfezionate nei decenni successivi da altri tipografi – tra cui il noto editore veneziano Aldo Manuzio, di cui si ricorda quest’anno il cinquecentenario della scomparsa – ma l’impresa di Gutenberg, insieme alle sue intuizioni, 560 anni fa segnò l’inizio della stampa moderna, uno sviluppo tecnologico da cui trasse ampio beneficio anche nella diffusione delle Sacre Scritture, e che pose di fatto le basi alle vicende che, di lì a poco, avrebbero cambiato la storia del cristianesimo.

(nella foto wikipedia, l’esemplare della B42 conservato presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti a Washington)

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