«Tu hai visto la luce! Lui ha visto la luce!», urlava e cantava James Brown, spedendo John Belushi «in missione per conto di Dio» nell’indimenticabile «Blues Brothers». E quel cinematografico reverendo Cleophus James e i fantastici ballerini che compivano acrobazie davanti all’altare e lungo la navata della chiesa battista di Triple Rock, hanno folgorato per sempre anche noi, increduli davanti all’energia di quel coro gospel.
Come se non bastasse, 12 anni dopo è arrivata Whoopi Goldberg, con la sua suor Claretta e il coro delle 12 sorelle di «Sister Act», a farci ridere e avvicinarci a quella straordinaria tradizione che discende dalla sofferenza degli schiavi neroamericani, dalla forza interiore dei loro spirituals, culminati nel canto di inni e salmi, in quelle chiese capaci di raccogliere speranze, gioie, tragedie, i sentimenti più profondi dei fedeli, per tradurli e restituirli in ritmi, armonie, creatività in musica, con la guida di carismatici predicatori e la partecipazione di voci straordinarie come Mahalia Jackson.
Sarà stato merito anche di quelle pellicole se in questi ultimi decenni il fenomeno ha attecchito qui da noi. A parte piccole, ma diffusissime, realtà corali sparse per la penisola vi sono decine di festival che ogni anno portano in Italia i migliori interpreti del genere. Nella Capitale, il “Roma Gospel Festival” al Parco della Musica è giunto alla 16ª edizione e quest’anno proporrà, da domani fino all’ultimo dell’anno, dieci organici provenienti dalle grandi capitali del gospel d’Oltreoceano.
Viene da Brooklyn James Hall, che aprirà la rassegna con il suo Worship & Praise, ensemble di 13 elementi, il primo coro gospel in assoluto ad aver registrato un album dal vivo in quell’istituzione musicale che è il Lincoln Center di New York. Il giorno dopo, di scena i F.O.C.U.S. Sound of Victory (Followers of Christ Upholding Standards) diretti da Michael Brown, ministro della musica che ha preso il testimone dal fondatore del gruppo, Wayne Ravenell. Dalla Virginia arrivano Earl Bynum & As We Are, gruppo con il quale si esibirà una delle voci più note della East Coast, Cora Harvey Armstrong.
Venerdì 23 alle ore 21 e la domenica di Natale nel pomeriggio alle 18, due date per The Soul Children of Chicago, coro fondato da Walt Whitman trent’anni fa, anche per recuperare giovani che avevano preso una cattiva strada: da allora è un modello di impegno culturale, ospitato più volte alla Casa Bianca e capace di collaborare con star della musica americana come Harry Belafonte, Stevie Wonder e Celine Dion. Lunedì 26 ancora un gruppo di gospel contemporaneo, aperto alle sonorità moderne del rhythm’ n’ blues e del funk: The Anthony Morgan’s Inspirational Choir of Harlem.
Il 27, accompagnata da 8 elementi, è di scena Crystal Aikin, vincitrice dello Stellar Awards 2010, riconoscimento prestigioso nel mondo gospel. Mercoledì 28 sono a Roma The Harlem Jubilee Singers con la direzione di Gregory Hopkins, protagonisti per il resto del periodo natalizio anche a Orvieto (con loro, a Capodanno, messa per la Pace in Duomo). Per Carlo Pagnotta, patron di Umbria Jazz Winter, questo è il miglior coro tra quelli che gli è capitato di ospitare in 18 anni di festival. Ancora in scena, giovedì 29, le delicate sonorità delle Brown Sisters. Dalla Georgia, venerdì 30, la cantante e pianista Robin Brown accompagnata dalla Triumphant Delegation. Infine sabato 31, dalle 22, si arriverà danzando a Capodanno con il South Carolina Mass Choir.
di: Raffaele Roselli
da: corriere.it
data: 19/12/2011